Una 32enne con il sogno nel cassetto di entrare nell’Arma dei Carabinieri riceve una bruttissima notizia al concorso. Ecco cosa è accaduto alla giovane e come ha reagito.
Il concorso valido per entrare nell’Arma era quello per allievi Carabinieri in ferma quadriennale. La giovane viene però esclusa nel corso della selezione perché ritenuta troppo grassa.
La protagonista della incresciosa vicenda è stata una donna di 32 anni originaria di Palermo. Alle prove psicofisiche la sua massa corporea, stando a quanto si apprende, era sembrata eccessiva. L’aspirante militare ha però rifiutato il responso e si è rivolta al Tar.
Esclusa perché troppo grassa. Tuttavia durante il giudizio stabilito dal Tar, la giovane ottiene una nuova verifica che ribalta la precedente. A modificare il quadro del verdetto è stato il parametro dell’altezza. L’accaduto ha permesso alla donna di rientrare nei requisiti validi per partecipare al concorso e infine vincerlo. L’errore sarebbe stato dovuto al primo rilevamento di 1,70 centimetri di altezza. Dopo il ricorso la misurazione sarebbe stata invece rettificata a 1,72 centimetri.
Secca è giunta sul caso della 32enne esclusa dal concorso dei Carabinieri perché ritenuta troppo grassa, la sentenza del Tar del Lazio. “La conferma dell’erroneità della citata misurazione – si legge – si evince dagli stessi atti matricolari depositati dall’interessata (e non contestati dall’amministrazione)”. Da questi, continuano i giudici, “emerge che l’altezza dell’odierna appellata, che come dalla medesima riferito è stata nuovamente misurata all’atto del reclutamento, è risultata pari a 172 centimetri”. La donna è stata difesa dagli avvocati Francesco Leone, Simona Fell e Raimonda Riolo.
Il Consiglio di Stato ha dunque respinto l’appello del ministero della Difesa stabilendo la riammissione della concorrente, che ha potuto realizzare il sogno di far parte dell’Arma. “In molti casi l’inidoneità ottenuta al termine di una prova e la conseguente esclusione dal prosieguo delle prove di concorso può essere contestata”- hanno dichiarato i legali. “Non sempre, infatti, le valutazioni della commissione sugli accertamenti psicofisici e su quelli sanitari sono compiute in modo legittimo. Non di rado – hanno proseguito – le strumentalizzazioni mediche utilizzate sono obsolete e gli esiti possono essere confutati richiedendo al giudice amministrativo la ripetizione dell’esame”.
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