Blitz della polizia. 4 Arresti in Campania: “matrice neonazista”. Operazione in corso, decine di perquisizioni in tutta Italia. Volevano colpire una caserma dei Carabinieri.
4 persone fortemente indiziate di appartenere ad un’associazione la cui finalità è quella terroristica con matrice neonazista, suprematista e negazionista. Sono state arrestate dalla Digos, dalla Direzione Centrale della Polizia di prevenzione e dal Servizio di Polizia Postale e Comunicazioni. uno dei soggetti sarebbe residente a Roma.
Vasta operazione in corso nelle provincie di Napoli, Caserta e Avellino. Decine di perquisizioni domiciliari ed informatiche in tutta Italia. Le accuse sono associazione per delinquere finalizzata al terrorismo. Nelle intercettazioni ci sarebbero evidenze e volontà di compiere atti suprematisti e di discriminazione razziale. Nelle intercettazioni avrebbero parlato più volte della volontà di colpire una caserma dei Carabinieri di un comune campano. Nella medesima ordinanza di arresto è disposto inoltre l’obbligo di presentazione alla PG nei confronti di un’altra persona, a Roma, gravemente indiziata di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.
Soltanto a tarda mattinata emergono poi i dettagli della complessa operazione, coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli e condotta a termine dalla Polizia di Stato, D.I.G.O.S. di Napoli e Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione – UCIGOS, con il Servizio della Polizia Postale e delle Comunicazioni. Le forze dell’ordine hanno dunque messo fine a questa associazione che prendeva il nome “Ordine di Hagal”, ovvero una strutturata organizzata in maniera verticistica, con sede a Marigliano, in provincia di Napoli.
4 Dunque le persone sottoposte a custodia cautelare in carcere, con l’accusa di “Associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico”, perchè ritenute responsabili di avere costituito, organizzato, promosso e finanziato “un’associazione per delinquere, operante anche attraverso la diffusione del sito web dell’Associazione “Ordine di Hagal” e l’uso di altri social media, finalizzata al compimento di atti eversivi violenti, istigazione a delinquere, apologia e negazionismo.
Rintracciata anche la matrice terroristica e di “eversione dell’ordine democratico, diretta e idonea a sovvertire violentemente gli ordinamenti economici e sociali nonché quello politico e giuridico dello Stato, avente carattere e finalità neonazista, suprematista e di discriminazione razziale, etnica, e religiosa”.
Gli indagati sono inoltre accusati, come riporta la stessa nota della Procura, “di avere compiuto attività di propaganda delle idee fondate sulla superiorità e sull’odio razziale ed etnico, e di istigazione a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici, fondati anche sulla minimizzazione in modo grave e sulla apologia della Shoah”.
Una quinta persona è stata sottoposta invece all’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria a Roma, poichè accusata di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Attraverso Facebook infatti “scambiava, diffondeva e propagandava materiali, testi e video nel web”.
Contemporaneamente agli arresti, sono state eseguite anche 26 perquisizioni, domiciliari ed informatiche, nelle province di Napoli, Avellino, Caserta, Milano, Torino, Palermo, Ragusa, Treviso, Verona, Salerno, Potenza, Cosenza e Crotone. Le persone oggetto delle perquisizioni sono indagate perchè si ritiene siano entrate in contatto, tramite le piattaforme social, con quelle arrestate. Insomma, anche con un posizione più lieve, farebbero comunque parte del circuito nazionale neonazista.
Le 26 perquisizioni di oggi fanno inoltre seguito alle 30 già eseguite a maggio ed ottobre del 2021 e che avevano già consentito la raccolta di numerosissimo materiale di propaganda: proiettili, armi soft air, abbigliamento tattico.
L’indagine era partita nel 2019. Per essere portata a termine è stato necessario ricorrere a numerosissimi servizi tecnici di intercettazione, telefonici, ambientali, di captazione informatica. Sottoposte a monitoraggio continuo le principali piattaforme di messaggistica istantanea, in particolare Telegram. Dettaglio estremamente interessante: le forze dell’ordine impiegate in questi anni di investigazione hanno anche partecipato ad attività di addestramento paramilitare. Hanno frequentato, all’estero, corsi di combattimento corpo a corpo.
Sono emersi inoltre contatti diretti e frequenti con formazioni ultranazionaliste ucraine: “Battaglione Azov”, “Pravi Sector”, “Centuria”. Non si esclude che questi contatti avessero la finalità di possibili reclutamenti proprio nelle fila dei citati gruppi combattenti. Le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno appurato infine la volontà degli indagati di colpire, di compiere azioni violente nei confronti di civili, ma anche contro le forze di Polizia.
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