Nel mondo del calcio ci sono alcune certezze. Una di questa si è appena sgretolata sulle pagine del Corriere della Sera. E riguarda Zdenek Zeman. Una rivelazione, infatti, sta creando stupore e che echeggia da nord a sud d’Italia. Ma cos’ha detto di così incredibile l’allenatore da sempre anti Juve e non solo.
In una intervista con il Corriere della Sera, Zdenek Zeman, l’anti juventino per eccellenza, ha ammesso tutto il contrario. La Juventus è nel suo cuore da sempre. Roba da stropicciare gli occhi, da chiedersi se il boemo stia bene oppure da far dire o pensare ma questo è matto. Sta di fatto che lo stesso allenatore ha però raccontato che da piccolo dormiva con la maglia bianconera e che è sempre stata, anche nel corso degli anni, la sua squadra preferita.
Ma allora, tutte le polemiche contro di loro? Contro la Juve di Moggi, Giraudo e Bettega?! “Ma la Juventus non comincia e non finisce con loro. Era la squadra di mio zio Cestmir Vycpálek. Il più grande talento del calcio cecoslovacco prima di Pavel Nedved, che portai in Italia” racconta Zeman. “La differenza è che Nedved, lavoratore maniacale, voleva allenarsi pure il giorno di Natale. Mio zio invece amava le gioie della vita. Era stato a Dachau, e il lager l’aveva segnato. Ma mi dicono fosse birichino anche prima”.
All’inizio degli anni ‘90, Zeman è stato l’artefice di una grande inchiesta sul doping che colpì in pieno la Juventus. E la vicenda non poteva non essere oggetto di una domanda del Corriere. Ma la risposta dell’allenatore è stata precisa. “La mia denuncia? Ma solo perché a Torino c’era un magistrato coraggioso, Guariniello” spiega Zeman. “Io ho puntato il dito contro il sistema, non solo contro la Juve, che aveva molti seguaci. E il problema non erano solo i farmaci. Erano anche i passaporti falsi. Era anche il condizionamento degli arbitraggi. Era anche lo strapotere della finanza”.
“Al Nord c’era l’alleanza tra Juve e Milan” spiega ancora il boemo: “L’Inter ne era esclusa, e cercava di entrare nel sistema pure lei. Altre squadre, dal Parma alla Lazio al Perugia, erano in mano alla Banca di Roma. Tanzi e Cragnotti ne uscirono rovinati, come pure Gaucci. Che fece in tempo a caricare il suo Perugia a pallettoni, per far perdere lo scudetto del 2000 alla Juve, sotto il nubifragio” dice.
Zeman ha ricordato anche l’evoluzione di quella vicenda giudiziaria, con il medico della Juve Agricola, che alla fine fu assolto al secondo grado di giudizio. “Non perché il fatto non sussistesse, ma perché non era previsto dalla legge come reato”, ha spiegato ancora Zeman. “Saltò il presidente del Coni, cominciarono controlli antidoping seri.
“I risultati si videro subito. Scoppiò lo scandalo del nandrolone. Giocatori trovati positivi inventarono scuse puerili. Couto del Parma, che era un capellone, diede la colpa a uno shampoo. Un altro, che era stempiato, a una lozione contro la caduta. Bucchi e Monaco del Perugia alla carne di cinghiale. Ci finirono dentro pure Davids e Guardiola. E io pagai un prezzo altissimo”, ha ricordato ancora l’ex allenatore di Lazio e Roma.
Durante l’intervista, Zdenek Zeman non ha mancato di parlare della Roma che per anni ha allenato e del suo capitano Francesco Totti. “E’ il giocatore più forte che ho avuto. Pareva avesse quattro occhi, due davanti e due dietro. Gli ho visto fare cose che sorprendevano tutti, anche me dalla panchina. Un’intelligenza calcistica prodigiosa. L’ho allenato due volte, quando aveva ventun anni e quando ne aveva trentasei, al mio ritorno alla Roma. Mi ha sempre seguito. E non abbiamo ma litigato”.
Zeman non è mai stato uno che si nasconde, capace di sviare alle domande scomode con frasi più o meno comprensibili, ma quasi sempre una risposta diretta la dava e per i giornalisti è sempre stato un tesoro prezioso. Sul grande dibattito di sempre, ha risposto con sincerità su chi secondo lui sia stato il miglior giocatore di tutti i tempi. “Pelé. Per come si comportava fuori dal campo. Chissà cosa avrebbe fatto Maradona, se non fosse caduto schiavo della droga e delle cattive frequentazioni”.
Non solo calcio, arbitri, il potere della finanza e la politica secondo Zeman hanno rovinato il pallone. “Odiavo i comunisti come li odiava mio padre” racconta il boemo. “Nella nostra casa a Praga abitava il capo del partito del nostro distretto. Ricordo le urla di mio padre dalla finestra per via della rabbia nei confronti del regime. Infanzia dura, eravamo costretti a festeggiare i compleanni di Lenin e Stalin. Non ho mai portato il fazzoletto rosso. La politica non fa per me. Alessandro di Battista è un amico, mi ha proposto un seggio in Senato. Meglio di no e forse per lui vale il mio discorso. Nel 2018 comunque ho votato Movimento 5 Stelle” conclude.
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