Terremoto in casa dell’Associazione italiana arbitri con l’arresto di Rosario D’Onofrio: quali sono le accuse e cosa è accaduto.
Il procuratore dell’AIA Rosario D’Onofrio ha rassegnato le dimissioni dopo un’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Milano e la Guardia di Finanza. L’arresto è avvenuto giovedì 10 novembre 2022 dopo un lungo periodo di attività investigativa.
Le dimissioni arrivano lo stesso giorno dell’arresto. L’Associazione italiana arbitri si è dichiarata parte lesa e starebbe valutando azioni di natura legale. I vertici dell’AIA hanno parlato di notizia appresa con sgomento e assoluto stupore, da qui le conseguenze per quanto avvenuto.
L’accusa è di traffico internazionale di droga. Il presidente dell’Aia, Alfredo Trentalange, avrebbe ricevuto le dimissioni, con tanto di annuncio, senza però entrare nel merito delle reali motivazioni. A parlarne c’è anche Gabriele Gravina che ha commentato quanto accaduto di recente.
“Sono sconcertato, ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del Procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del Comitato Nazionale su proposta del presidente dell’Aia. Una cosa è certa: la FIGC assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale“, ha dichiarato il presidente della Federazione italiana giuoco calcio.
D’Onofrio è uno dei 42 arrestati nell’operazione avvenuta qualche giorno fa condotta dalla Dda di Milano. L’uomo era stato scelto per la guida della Procura arbitrale lo scorso 28 ottobre. Le indagini condotte dal 2019 al 2021 avrebbero permesso di scoprire oltre sei tonnellate di droga (marijuana e hashish). Sequestrate anche un migliaio di sigarette elettroniche a base di cannabis.
L’Associazione italiana arbitri potrebbe essere quindi parte lesa nella vicenda. A riportare la notizia è l’agenzia ANSA. D’Onofrio sarebbe soprannominato nell’ambiente del narcotraffico Rambo. Lo scorso mese di luglio era stato invece premiato dal Comitato nazionale dell’AIA per essersi distinto nelle vesti di dirigente arbitrale nazionale. Le accuse sono gravissime e adesso per D’Onofrio la situazione è veramente complicata.
Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la misura cautelare in carcere vista la presenza “incondizionata disponibilità a effettuare quotidiani ‘servizi’ di consegne o riscossione di denaro e della pericolosità sociale“, si legge nelle motivazioni del provvedimento che ha causato un vero e proprio terremoto all’interno degli ambienti calcistici.
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