La Procura di Milano ha chiuso il secondo, e già annunciato nei giorni scorsi, filone di indagine a carico dell’ex imprenditore del web Alberto Genovese, condannato lo scorso settembre a 8 anni e 4 mesi per due casi di violenza sessuale ai danni di due modelle stordite con mix di droghe.
Dal nuovo atto di chiusura delle indagini emergono altri casi di presunte violenze sessuali. Le indagini condotte dalla Squadra mobile e coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dal pm Rosaria Stagnaro hanno evidenziato lo stesso schema utilizzato da Genovese.
A Genovese, condannato per le violenze su due modelle – una di 18 anni durante una festa il 10 ottobre 2020 nel suo attico Terrazza Sentimento, l’altra di 23 anni ospite in una villa di lusso a Ibiza nel luglio precedente – vengono contestati un’altra serie di abusi su una modella 22enne con cui aveva anche avuto una relazione. Lei e un’amica erano anche andate in tv a denunciarlo, dopo l’arresto dell’imprenditore nel novembre 2020.
Avrebbe agito allo stesso modo, come con le altre ragazze, con uso di droghe, per stordire le due giovani.
Ora la Procura ha chiuso le indagini sulle violenze nei confronti di una delle due, ossia quelle che per l’accusa hanno più riscontri (tra cui molte immagini), e a cui avrebbe partecipato, in un caso, anche l’ex fidanzata Sarah Borruso, già condannata a 2 anni e 5 mesi per i fatti di Ibiza.
Uno degli episodi ai danni della 22enne sarebbe avvenuto sempre a Terrazza Sentimento pochi giorni prima della festa in cui l’ex imprenditore abusò della 18enne, la prima vittima accertata. Inoltre, a Genovese, ai domiciliari in una clinica per disintossicarsi, e alla sua fidanzata viene attribuita dagli inquirenti anche una tentata violenza, del febbraio 2020, nei confronti di una 28enne, sempre nell’attico di lusso con vista sul Duomo.
La chiusura indagini, poi, riguarda anche Daniele Leali, il cosiddetto ‘braccio destro’ di Genovese, accusato di aver rifornito di droga, tra cui cocaina e ketamina, l’amico per i suoi festini. Poi, foto e video trovati in pc e dispositivi elettronici dell’ex fondatore di start up con immagini di ragazze minorenni, che gli costano anche l’accusa di pedopornografia.
L’ex fondatore di start up digitali è anche accusato del tentativo di comprare il silenzio della prima vittima, la modella 18enne che lo denunciò nel 2020, e pure di detenzione di materiale pedopornografico per video e foto di minorenni trovate nei suoi dispositivi.
L’accusa è di intralcio alla giustizia (contestata anche a Leali) per il tentativo di offrire, prima dell’arresto, poche migliaia di euro alla 18enne in cambio di una sua ritrattazione su quelle 20 ore di abusi della notte dell’ottobre 2020.
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