Non ce l’ha fatta il piccolo Leo, in lotta con una tremenda malattia da quando era nato. Nonostante la sofferenza del figlio, la mamma lo ricorda col sorriso disegnato sempre sul viso.
Non tutte le storie hanno un lieto fine, nemmeno quelle che purtroppo hanno come protagonisti dei bambini, strappati troppo presto all’affetto dei genitori e alle emozioni di una vita ancora tutta da scrivere. Il piccolo Leo è morto. E’ notizia inesorabile di queste ore.
Ad affliggere l’esistenza del piccolo una malattia molto rara. Non ha avuto neppure la possibilità di tornare a casa. La morte lo ha colto durante la permanenza al Gaslini di Genova, dove era ricoverato dallo scorso 30 agosto.
L’atroce notizia che coglie i genitori sarà per loro qualcosa di insopportabile per il resto della vita. A rendere dolce il ricordo del loro bambino, ci pensa però mamma Cristina, che nel raccontare al Secolo XIX un tristissimo aneddoto che lo riguardava, ne sottolinea gli aspetti più gioiosi di Leo, nonostante tutto. “Non poteva parlare ma comunicava con lo sguardo. E con le sue risate, fragorose, contagiose, che ti trascinavano”.
Intanto si apprende che i funerali di Leonardo saranno celebrati il 9 novembre prossimo alle 11:30 nella chiesa di Sant’Anna di Rapallo. La sindrome di Rett l’ha stroncato senza però impedire di esaltare il suo coraggio e la sua eroica esistenza. Coloro che sono affetti da questa terribile malattia “non nascono nemmeno o vivono pochissimo. Lui è stato un vero eroe, ha lottato e ha amato la sua vita”, commenta mamma Cristina.
La sindrome che lo ha afflitto appartiene a quel genere di malattie genetiche rare che colpisce lo sviluppo neurologico, soprattutto nelle bambine, con una media di una su 10 mila. A farne le spese anche la capacità di relazionarsi e socializzare, con evidenti movimenti anomali delle mani.
Ancora Cristina vuole ricordare Leo con l’immagine di tutti i giorni, nella cui condizione vissuta il suo piccolo è stato più straordinario di quanto si possa comunemente pensare: “Si alzava con il sorriso, sempre. Ed è cresciuto ad amore e ravioli, quelli dei nonni. Vederlo mangiare era una gioia”, sottolinea la donna.
Per le esequie la famiglia ha reso noto il desiderio di indirizzare, invece dei consueti fiori, contributi all’hospice di Luca Manfredini, “Il guscio dei bambini”. E’ lì, aggiunge ancora mamma Cristina, “dove abbiamo trovato un’umanità straordinaria, così come alla scuola Pascoli, con il preside Giacomo Daneri, dove Leo è entrato l’anno scorso”.
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