L’avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi prova a fare luce sul caso: le indicazioni del legale indicano scenari ben precisi. Tutti i dettagli.
L’avvocato della famiglia di Emanuela Orlandi, ragazza 15enne scomparsa a Roma il 22 giugno 1983, chiede e pretende verità sul caso della giovane di cui non si hanno più notizie di quasi 30 anni. L’avvocato Laura Sgrò ha parlato di alcune situazioni delicate che riguardano la delicata storia della giovane.
Aiuta la famiglia da anni per cercare la verità sul caso della giovane sparita e mai ritrovata. L’avvocato ha rilasciato diversi commenti nella docu-serie targata Netflix dal titolo Vatican Girl. Le sue parole arrivano a distanza di 39 anni e lanciano ulteriori dettagli sulla giovane di cui non si hanno notizie ormai da tantissimo tempo.
Laura Sgrò parla di 39 anni di varie piste seguite, fra queste quella di Ali Ağca, uomo che tento di uccidere Papa Giovanni Paolo II, così come la banda della Magliana. “Ma la pedofilia no, in questa direzione non si è mai indagato sul serio, ed è anche in questo senso che noi ci stiamo muovendo“, commenta l’avvocato.
L’ipotesi è motivo di discussione, da parte dell’avvocato, che offre un quadro ampio sulla vicenda di Emanuela Orlandi. “Questa ipotesi è stata più ventilata che affrontata negli atti giudiziari, nessuno ha indagato su eventuali devianze sessuali di qualcuno, laico o chierico. Ci siamo mossi in questo senso, ma abbiamo di fronte un muro impenetrabile. Ritengo assai improbabile avere accesso a quelle persone che neanche la Procura di Roma è riuscita a interrogare. Parliamo di cardinali, capi della polizia, personaggi di rilievo mai sentiti perché il Vaticano non lo ha consentito. Nessuna di queste persone si è presentata ai magistrati romani“, ha spiegato l’avvocato Sgrò.
Oltre al possibile caso di pedofilia ci sarebbe l’ipotesi di un rapimento da parte della banda della Magliana. “A titolo di manovalanza, su richiesta di qualcuno in Vaticano. Lo dimostrano tutta una serie di dichiarazioni agli atti, come quelle di Sabrina Minardi. Le sue primissime dichiarazioni, a nostro parere, erano assolutamente genuine. Poi lei ha cambiato versione più di una volta e questo ha fatto sì che diventasse agli occhi di tutti poco credibile. Ma bisognerebbe chiedersi perché si sia comportata così“, ha ribadito.
L’avvocato non ha escluso che qualcuno possa aver dato via al processo di desecretazione, con tanto di risvolti per possibile paura di presunte minacce subite da Minarci. “Non lo escludiamo. In una indagine dovrebbe prelevare il segreto istruttorio. Invece, i verbali sono usciti sui giornali: chi aveva interesse a bruciare l’inchiesta? Per quanto ne sappiamo, nessuno è stato punito per questo”.
“I legami dell’epoca tra mafia e Vaticano sono ormai acclarati, ne parla anche la serie tv. La nostra idea è che il Vaticano avesse un problema e che abbia chiamato la banda della Magliana per risolverlo. È una ipotesi compatibile con i racconti storici di quegli anni“, ha concluso parlando durante la docu-serie targata Netflix.
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