Il killer con l’arco di Genova, Evaristo Scalco, che ha ucciso un uomo perché infastidito dai suoi rumori, ha mentito alla polizia. Lo si evince da alcuni piccoli dettagli che lo hanno incastrato al termine delle indagini preliminari.
È quanto emerge dall’ordinanza del giudice Matteo Buffoni che ha deciso per la custodia in carcere.
Evaristo Scalco, l’artigiano che la notte tra l’1 e il 2 novembre ha ucciso con arco e freccia Javier Miranda Romero perché infastidito dai rumori sotto casa sua nel centro storico di Genova, ha “preso la mira per colpirlo” e ha mentito alla polizia giudiziaria nell’immediatezza del fatto.
E’ quanto emerge dall’ordinanza del giudice delle indagini preliminari Matteo Buffoni che ha disposto la custodia in carcere dopo l’interrogatorio di venerdì. Scalco ha scoccato la freccia “da una posizione sopraelevata rispetto a quella della vittima, e quest’ultima, nonostante l’orario notturno, era ben visibile, essendo la zona ben illuminata“, scrive il gip. Miranda Romero.
Le indagini hanno smentito Scalco che, oltre ad aver detto di non aver avuto una buona visuale, aveva dichiarato di essere convinto di aver sbagliato il colpo. Ma alcune sue dichiarazioni lo hanno incastrato.
Per il gip. Miranda, Romero “era l’unico bersaglio possibile, visto che – come documenta il filmato tratto dal sistema di videosorveglianza – l’amico si era allontanato dalla visuale di Scalco: tutto ciò lascia pensare che l’indagato abbia “preso la mira” e al tempo stesso smentisce quanto egli ha dichiarato alla pg ( “non pensavo di averlo colpito”)“.
Poi il giudice continua, svelando un altro passaggio importante: “In verità, durante l’interrogatorio, Scalco ha dichiarato di non aver avuto una buona visuale del bersaglio, vista la presenza di piante rampicanti sulle ringhiere del condominio. Tuttavia – aggiunge il gip – si nota che la vegetazione sulle ringhiere è tutt’altro che folta, e sembra che dalla finestra la visuale del bersaglio sia quasi completamente libera“.
Queste considerazioni “sono avvalorate dalle frasi pronunciate dall’indagato subito dopo: ”Fa male? Ti avevo avvisato”. Espressioni palesemente incompatibili con la convinzione di aver sbagliato il colpo“.
Per il giudice sussistono i futili motivi perché “è evidente l’enorme sproporzione tra il motivo che ha scatenato la furia omicida di Scalco e l’azione delittuosa da lui realizzata“. L’artigiano “non è in grado di controllare i propri impulsi” e potrebbe reiterare il reato.
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