I segni, le cicatrici, il dolore di un abuso sessuale subito non passano mai, non da soli, non senza un robusto aiuto di qualcuno. Lo sa benissimo Bianca, vittima di uno stupro la notte di Capodanno del 2020 in una villa di Primavalle.
La ragazzina, all’epoca sedicenne, era in vacanza in Italia dove aveva conservato molto amicizie, nonostante vivesse in Spagna. In quella villetta, per partecipare a una festa clandestina che violava le norme anti-Covid allora in vigore, ci va con le amiche dei Parioli.
Ma proprio lì comincia l’incubo. In cinque la stuprano a turno, probabilmente dopo averla drogata con il Gbl, il gamma-butirrolattone che viene usato proprio per annullare la volontà delle vittime.
All’alba del nuovo anno, Bianca denuncia tutto ai Carabinieri e si apre un fascicolo di indagine ma intanto lei lascia l’Italia. Non vuole tornarci più se non, costretta, quando deve comparire davanti alle autorità per ricostruire i fatti di quella notte. Ma lontana dalla capitale, le cose non vanno benissimo, anche a causa del secondo lockdown del marzo 2021.
Lontana da suo padre, in missione di lavoro, resta con un’amica di famiglia e intanto fa terapia psicologica tramite webcam. Uno spiraglio si apre verso la fine del liceo, quando i voti migliorano e Bianca sembra più serena. Ma dura poco.
La terapia non basta
Poco prima dell’esame di maturità, la diciassettenne chiede aiuto al padre. Dice di non riuscire a concentrarsi, a ricordare le materie di studio. Di sentire un forte dolore dentro che non sa placare. Alla fine, l’esame di maturità passa indenne e Bianca trascorre l’estate con il padre.
Il sole, il mare, il relax sembrano allontanare gli incubi di quello stupro. Intanto, in Italia l’iter giudiziario va avanti e tre dei presunti stupratori vengono arrestati. Sembra che il peggio sia alle spalle. Oppure no.
Roma stupro di Capodanno, la vittima: “E’ tutta colpa mia”
Al primo anno dell’Università in Spagna, intenzionata a laurearsi in giurisprudenza, Bianca ormai diciottenne comincia a dare segni di cedimento. Le amiche la vedono sempre più magra, pallida, fumatrice compulsiva. E poi il crollo.
La sicurezza del campus trova Bianca svenuta nella sua stanza con tagli evidenti ai polsi. La portano in ospedale e chiamano il padre. Nel reparto di psichiatria trovano anche le altre ferite che la ragazza si era fatta nel corso dei mesi, per annullarsi, per farsi del male. Perché nella sua testa compare un pensiero ossessivo.
Ed è lo stesso che rivela ai soccorritori quando arrivano nella sua stanza del dormitorio. “E’ tutta colpa mia”. I medici consigliano al padre di ricoverare Bianca in una struttura specializzata e così, da settembre, lei è ancora lì, nel sud Italia. Sta meglio, dicono, ha ripreso a mangiare e non pensa più a farsi del male. Ma il trauma di quello stupro è ancora vivido e non passerà tanto in fretta.