“La situazione a bordo dei migranti a bordo della Ocean Viking sta precipitando. Le previsioni meteo annunciano vento forte, onde alte e un abbassamento della temperatura entro la fine della settimana. E le scorte di cibo si stanno esaurendo. 234 vite sono a rischio”. E’ il grido d’aiuto che arriva dalla Ocean Viking, la nave della Ong Sos Mediterranee bloccata da giorni in mare. Senza un porto sicuro in cui sbarcare.
Tra il 22 e il 29 ottobre, la Ocean Viking, la Humanity 1 e la Geo Barents hanno soccorso rispettivamente 234, 179 e 572 persone da imbarcazioni precarie in pericolo nel Mediterraneo centrale. Le tre navi hanno inviato ripetute richieste di un Porto sicuro a Malta e l’Italia, che però non hanno risposto.
“Siamo di fronte a un silenzio assordante. – dicono da Sos Mediterranee – Inoltre, il 25 ottobre scorso il nuovo ministro dell’interno italiano Matteo Piantedosi ha emesso una nuova direttiva. Con la quale avvertiva che il Viminale stava valutando il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane. Un divieto implicito, perché mai comunicato alla nostra nave in alcun modo”, spiegano dalla Ocean Viking.
Nel corso dei salvataggi, i soccorritori hanno salvato la vita a molti migranti che erano in precarie condizioni di salute. Soprattutto a causa della loro terribile permanenza dei lager libici. Molti naufraghi, infatti, mostrano i segni delle torture, delle violenze sessuali e degli abusi subiti in Libia. “Questi stalli in mare infliggono nuovi colpi al benessere fisico e mentale di coloro che sono a bordo”, spiegano i soccorritori della Ocean Viking. “E parliamo di persone che sono sfuggiti per un soffio alla morte in mare”.
Per ora la situazione è bloccata e nessuna delle tre navi umanitarie attualmente nel Mediterraneo ha ricevuto risposta dalle autorità. Ma più il tempo passa più le condizioni peggiorano. “Sos Mediterranee chiede alle autorità marittime greche, spagnole e francesi e alle altre autorità in grado di prestare assistenza. E di consentire lo sbarco immediato in un Porto sicuro.
Questo blocco in mare non è solo moralmente vergognoso, ma disattende importanti previsioni legislative del diritto marittimo internazionale e del diritto umanitario”, dice Nicola Stalla, coordinatore della ricerca e soccorso a bordo della Ocean Viking. “I naufraghi devono sbarcare senza ulteriori ritardi. Siamo di fronte a un’emergenza assoluta. Ogni ulteriore giorno di attesa potrebbe avere conseguenze potenzialmente letali”.
La Ong denuncia che le autorità italiane e maltesi hanno voltato le spalle a donne, bambini e uomini. Proprio per questo, Sos Mediterranee ha inviato una richiesta alle autorità marittime maggiormente in grado di assistere per sollecitare il loro sostegno nel mediare con le controparti italiane e maltesi.
L’obiettivo è quello di cooperare, coordinare e facilitare lo sbarco delle 985 donne, bambini e uomini bloccati in mare da 13 giorni. “L’indicazione di un Porto Sicuro con una deviazione minima dalla rotta prevista della nave non è solo un obbligo morale ma anche legale”, spiegano dalla Ocean Viking. “Un obbligo che ricade sullo Stato responsabile della regione di ricerca e soccorso in cui è avvenuto l’intervento. Ma anche su qualsiasi altra autorità governativa che possa essere in grado di fornire assistenza quando lo Stato responsabile non risponde”.
Secondo le tre Ong che sono in mare, cioè Sos Mediterranee, Humanity e Medici senza frontiere, l’attuale blocco in mare di 985 persone è illegale e disumano. Per questo, esortano gli Stati membri europei e quelli associati a rispettare i loro obblighi e ristabilire un sistema di sbarco prevedibile. “È necessario alleviare la pressione sugli Stati costieri europei – spiega Nicola Stalla – che non possono essere lasciati da soli a farsi carico di un problema che riguarda l’intero continente.”
“Tale sistema deve però garantire la possibilità di sbarcare i sopravvissuti nel Porto sicuro più vicino alla zona in cui vengono condotte le operazioni di ricerca e soccorso, come previsto dal diritto marittimo. I naufraghi soccorsi in mare non possono essere l’oggetto di dibattiti politici”. Almeno 20.000 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale dal 2014. Non meno di 1287 morti si registrano solo nel 2022.
Le esperienze passate hanno tragicamente mostrato l’impatto mortale dell’ostacolo ai servizi di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo centrale. Nel 2018, dopo la “chiusura” dei porti italiani, il tasso di mortalità nel Mediterraneo centrale è raddoppiato (5,6%) rispetto al tasso di mortalità del 2017 (2,4%). Nel 2019, il tasso di mortalità è quadruplicato (9%). (Fonte: OIM-Progetto Missing migrants).
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