Il decreto della discordia. Il primo dell’era Meloni divide e crea polemiche. la norma anti rave, definita liberticida e fascista da una frange delle opposizioni, potrebbe essere rivista? Andrà applicata solo ai rave party oppure anche alle occupazioni delle scuole? Il neo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in un’intervista al Corriere della Sera, replica a tutte le accuse. “Norma che non varrà per altre situazioni”
Modena, Predappio, La Sapienza, le navi Ong. Matteo Piantedosi, ex prefetto di Roma, da qualche giorno a capo del Viminale, in una lunga intervista al Corriere della Sera firmata Fiorenza Sarzanini, si racconta come neo ministro dell’Interno e racconta soprattutto la missione chiamato a compiere.
“Questo governo ha ottenuto un forte mandato elettorale dai cittadini su temi precisi. So cosa devo fare“, uno dei tanti passaggi dell’intervista al quotidiano.
Non chiamatelo però prefetto di ferro. Nonostante l’interventismo mostrato nella Capitale e nella prima settimana da ministro su vari fronti, Modena in primis, Piantedosi rifiuta questo epiteto. “Il mio modello di gestione della sicurezza è: fermezza e dialogo, lasciando l’uso della forza pubblica come opzione estrema per evitare rischi peggiori”. Eppure l’operato del governo in queste ore è già stato messo in discussione: dalle opposizioni, da giuristi e penalisti.
La norma sul contrasto ai rave party, contenuta nel decretone illustrato alla stampa al termine del primo Cdm operativo del neo esecutivo, non solo non è piaciuta ma è stata ritenuta liberticida, fascista, al limite del costituzionale, pericolosa perchè potrebbe essere applicata anche ad altri ambiti. Occupazioni o assemblee scolastiche, tanto per citare uno degli esempi a cui più si è fatto ricorso.
“La norma non varrà per altre situazioni. Ma non decidono i social“, titola così il Corriere della Sera l’intervista del ministro Piantedosi, che poi nelle risposte a Fiorenza Sarzanini, argomenta meglio il tema e ovviamente rispedisce al mittente le critiche.
Comprese quelle di doppi pesi nel caso della “riunione” fascista di Predappio. “Credo sia interesse di tutti contrastare i rave illegali. Trovo invece offensivo attribuirci la volontà di intervenire in altri contesti, in cui si esercitano diritti costituzionalmente garantiti a cui la norma chiaramente non fa alcun riferimento. In ogni caso la conversione dei decreti si fa in Parlamento, non sui social”.
Il ministro Piantedosi spiega nell’intervista un concetto già espresso nella conferenza stampa post Cdm, alla quale ha preso parte anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ribadisce il titolare del Viminale che questa norma anti rave sia stata voluta per allineare l’Italia alle altre legislazioni degli altri Paesi europei “anche ai fini di dissuadere l’organizzazione di tali eventi che mettono in pericolo soprattutto gli stessi partecipanti” .
Le accuse arrivate al governo Meloni, e dunque anche all’uomo scelto per guidare uno dei dicasteri più importanti, il Viminale, attenevano anche un altro ambito. Interventismo immediato a Modena, e a Predappio invece perchè si è deciso di non fare nulla? Eppure in Italia l’apologia del fascismo è reato.
Matteo Piantedosi sulle pagine del Corriere ha riposto così “”Si tratta di una manifestazione, una pagliacciata, che deploro nella maniera più assoluta. Si svolge da anni, senza incidenti e sotto il controllo delle Forze di polizia. È accaduto con analoghe modalità e numeri anche in anni in cui al governo vi erano personalità politiche che ora esprimono indignazione. Posso assicurare che le forze di polizia segnaleranno all’autorità giudiziaria tutti gli eventuali comportamenti in violazione delle disposizioni vigenti”.
Non solo rave, raduni fascisti, ma uno dei compiti più delicati in carico ad un ministro dell’Interno è quello di occuparsi di flussi migratori, arrivi legali o clandestini nel nostro Paese, sbarchi nei porti italiani, soccorso in mare. E Matteo Piantedosi, espressione leghista di questo governo e fortemente salviniana, conosce perfettamente la delicatezza dei temi.
Ma, sempre nell’intervista al Corriere della Sera, dimostra fermezza sulla questione migranti e navi Ong ”Abbiamo agito sin da subito per dare un segnale immediato agli Stati di bandiera: non possiamo farci carico dei migranti raccolti in mare da navi straniere che operano sistematicamente senza alcun preventivo coordinamento delle autorità. Al momento questi eventi rappresentano il 16% delle persone sbarcate in Italia. Ma poiché ci facciamo già carico del restante 84% dei migranti arrivati sulle nostre coste, con altri mezzi o salvati da noi, auspichiamo che la tanto sbandierata solidarietà europea si realizzi’‘.
Gli ultimi due capitoli affrontati dal ministro Piantedosi al Corriere della Sera, hanno riguardato i fatti della Sapienza di qualche giorno fa e gli eventi allo stadio di Milano quando i capi ultras dell’Inter hanno sgomberato la curva. E la polizia ha deciso di non intervenire. “C’era da impedire l’assalto ad un convegno regolarmente autorizzato. le forze di polizia sono intervenute per evitare il contatto rischioso tra gli organizzatori del convegno e i manifestanti“.
Così il capo del Viminale su quanto accaduto all’Università di Roma. Mentre, sulle vicende interiste allo stadio ecco come Piantedosi ha puntualizzato “In uno stadio è sempre preferibile evitare interventi che potrebbero generare situazioni di gravissimo pericolo”.
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