Due binari di indagini, quella della Digos di Milano sui fatti di San Siro, con violenze e minacce di tre ultras ad alcuni tifosi che non volevano lasciare la Curva durante Inter-Sampdoria. L’altra invece degli uomini della squadra mobile su autori e movente dell’omicidio di Vittorio Boiocchi.
Il tam tam è un attimo, la notizia arriva dove doveva arrivare nel cuor della Curva Nord e stravolge quello che doveva essere un normale sabato sera allo Stadio San Siro durante il match di Serie A Inter-Sampdoria. Lo storico capo ultras nerazzurro Vittorio Boiocchi è stato ucciso in un agguato sotto la sua abitazione. Fino ad un’ora prima del match era rimasto con i suoi amici di curva sotto al baretto, il ritrovo storico della Curva interista.
Il messaggio arriva forte e chiaro, Boiocchi è stato ucciso. La prima reazione degli ultras nerazzurri è stato quello di restare in silenzio, come spesso accade in situazioni estreme come queste, poi il ragionamento su cosa fare. La conseguenza per chi vive le curve in Italia ma è così anche in altre parti del mondo, un linguaggio quasi universale, è abbandonare gli spalti in segno di lutto e memoria nei confronti di un compagno caduto.
E’ così che inizia svuotarsi la Curva Nord tra lo stupore di chi era sugli spalti del Meazza e non aveva ancora saputo cosa stesse succedendo. Era però evidente che si trattasse di un fatto grave.
Inter, caso Curva Nord: violenza e minacce su alcuni tifosi che tardavano a lasciare il settore
Quelli della Nord hanno ritirato gli striscioni esposti e deciso di non diffondere i consueti slogan e cori di incitamento alla squadra. Alla fine del primo tempo la decisione di lasciare la Curva, di lì il deflusso verso il luogo di ritrovo al “Baretto”. Nel corso del secondo tempo, una volta confermato il decesso di Vittorio Boiocchi, altri tifosi nerazzurri hanno lasciato in massa il settore “2° anello verde” che si è rapidamente svuotato.
Si è riattivato il servizio degli steward per gestire il deflusso di circa 7.500 persone cercando di scongiurare che il non previsto e disordinato movimento potesse avere ricadute per la incolumità della massa di persone in movimento ed evitando che la tifoseria potesse dare luogo ad azioni scomposte e pericolose per persone o cose. Eppure qualcosa sarebbe accaduto.
Curva Nord, tre ultras responsabili secondo la DIGOS
Le denunce partite da tifosi normali che hanno raccontato sui social di aver subito minacce e violenze hanno lasciato il segno. Dall’analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza dello stadio sono stati individuati tre ultras che avrebbero usato violenza verso una persona che esitava a lasciare gli spalti del Meazza. Ci sono altri approfondimenti di indagini in corso due persone che hanno chiamato il 112 per denunciare l’accaduto. Sarà l’autorità giudiziaria ad emettere i provvedimenti di DASPO per i soggetti in questione e dunque il divieto di accesso alle strutture sportive.
Omicidio Boiocchi: il punto sulle indagini
Non solo il caso ultras Curva Nord-tifosi ma anche l’altro binario parallelo delle indagini affidate alla squadra Mobile di Milano per accertare le responsabilità dell’omicidio di Vittorio Boiocchi: chi sono i due uomini su una moto che hanno sparato. Qual’è il movente dell’agguato in strada sotto la sua abitazione. Il profilo non facile della vittima lascia aperti gli scenari ad ogni ipotesi.
Boiocchi personaggio diventato scomodo anche in Curva negli ultimi tempi aveva contatti e interessi in diversi ambiti. La ragione principale era il denaro. E proprio sui tanti affari in ballo si concentrano le indagini, più sfumate ma non si escludono ancora del tutto gli attriti in curva.