Il primo rave party sotto il Governo Meloni e la mancanza di una normativa ad hoc per combattere i raduni non autorizzati. Oggi in Cdm verrà discussa una legge per prevenire i rave abusivi anche in Italia.
Nonostante il pugno duro del Governo Meloni i fatti di Modena riaccendono i riflettori sulla problematica dei rave abusivi in Italia. La mancanza di una normativa che ne impedisca la realizzazione ha reso il nostro Paese una delle mete più gettonate da organizzatori e partecipanti a raduni di massa non autorizzati.
Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha annunciato che durante il Consiglio dei Ministri di oggi presenterà una prima bozza di provvedimento per dare “nuovi e più efficaci strumenti di prevenzione e intervento”. L’obiettivo dichiarato è quello fornire alle Forze dell’Ordine un quadro legislativo che renda possibile l’intervento mediante la confisca obbligatoria dei veicoli, della strumentazione e delle apparecchiature musicali usate dagli organizzatori dei rave.
Non solo, il Governo Meloni mira anche a prevenire l’organizzazione di manifestazioni del genere. Come già succede per reati di particolare gravità (corruzione e associazione a delinquere su tutti), l’idea è quella utilizzare intercettazioni su chat e social network utilizzati da organizzatori e promotori degli eventi per conoscere in anticipo luoghi e date in cui tali manifestazioni si svolgeranno, per presidiare gli accessi alle zone dove si terrebbero i raduni.
Rave party abusivi: vietati in Francia e Gran Bretagna
In Europa la problematica è già stata affrontata diversi anni fa. Nel 1994 il Governo britannico ha emanato il Criminal Justice Act, contenente una serie di disposizioni che hanno stabilito il divieto di riunirsi senza i permessi necessari, la possibilità di sequestrare furgoni, camion e attrezzature tecniche. Considerando reato anche il mancato allontanamento dal luogo del raduno dopo l’intervento delle Forze dell’Ordine.
Qualche anno dopo è stato il turno di Parigi. In Francia, diventata dopo la stretta di Londra meta dei ravers di mezza Europa, nel 2002 è stata introdotta la legge Mariani. Una normativa con cui si è vietata l’organizzazione di rave party senza l’autorizzazione dell’ Autorità di Pubblica Sicurezza, subordinando le manifestazioni a precise prescrizioni e prevedendo, in caso di violazioni, il sequestro degli impianti di amplificazione e conseguenze penali per gli organizzatori.
Cosa prevede l’attuale normativa italiana
In Italia, in assenza di una legge che disciplini in modo specifico la materia, ancora oggi si utilizzano il Tulps (Testo unico pubblica sicurezza) e il codice penale. Si tratta di norme che puniscono in maniera generica la violazione di proprietà privata, l’allaccio abusivo a luce e acqua e chi si riunisce senza autorizzazione per finalità di lucro. Ma non chi lo fa per ascoltare a tutto volume musica techno nelle zone industriali o abbandonate del Paese. Questa fattispecie rientra nei diritti previsti dall’Articolo 17 della Costituzione che regola la libertà di riunione senza il permesso del Questore.