Un mazzo di fiori e qualche rosa, poco fuori il portone, sul muro invece due fori dei cinque colpi esposi che non andati a segno. Hanno agito a colpo sicuro, certi di fare un lavoro fatto bene, si cercano due uomini in scooter, volto coperto dal casco, conoscevano le abitudini di Vittorio Boiocchi storico capo ultras dell’Inter 69 anni, ucciso ieri sera.
Conoscevano fin troppo bene le abitudini di Vittorio Boiocchi, facilitati dalle restrizioni della sorveglianza speciale alla quale era sottoposto. Doveva rientrare a casa entro le 22 e quando gioca l’Inter a San Siro e trovarsi almeno a due chilometri di distanza dallo Stadio. Boiocchi alle 19.45 stava facendo rientro nella sua abitazione a piedi in via Zanzottera quartiere Figino periferia ovest di Milano. Strada stretta a ridosso delle campagne dove poi è facile trovare una via di fuga di fianco alla tangenziale ovest. C’era Inter-Sampdoria alle 20.45.
A quell’ora nella piccola via non c’è quasi nessuno in strada, il tabacchi di fianco al portone dell’abitazione ha chiuso poco prima, di fronte è aperto il bar dove Vittorio Boiocchi era cliente abituale. Il barista ci racconta: “Ieri stavamo lavorando ad un certo punto abbiamo sentito gli spari, sembravano scoppi di capodanno, ci siamo insospettiti e siamo usciti fuori, lo abbiamo trovato a terra in una pozza di sangue ma era ancora vivo. Era evidente che fosse grave”.
Morte Vittorio Boiocchi: chi era lo storico capo ultras dell’Inter: i guai con la giustizia
Gli esecutori hanno esploso 5 colpi, due quelli fatali, uno sotto al collo, l’altro al torace. Immediati i soccorsi del 118 fin da subito le condizioni erano apparse disperate. Vittorio Boiocchi è morto poco più tardi all’ospedale San Carlo. Sul caso da stanotte indagano gli uomini della mobile e della Digos di Milano, il titolare dell’inchiesta della Procura di Milano è il sostituto procuratore Paolo Storari, indagini difficili c’è riserbo.
Si cerca nelle telecamere cittadine immagini indizi utili, in zona non ce ne sono molte, forse una videocamera che regista gli ingressi dell’area B potrebbe aiutare ma è presto per dirlo. La complessità nello spessore del personaggio Boiocchi, non solo il mondo ultras, nella sua vita ci sono il narcotraffico, estorsioni, sequestri contatti e affari con clan siciliani e calabresi.
26 anni passati in carcere, 1992-2018, torna in libertà e rientra in Curva Nord, non senza qualche squilibrio all’interno del tifo nerazzurro, il litigio duro con il leader dei Boys Caravita, poi un infarto e la pace sancita in ospedale con questa foto. Nel 2021 ancora guai con la giustizia e un nuovo arresto per estorsione. Di lì in poi viene concessa la sorveglianza speciale a Boiocchi e il divieto di avvicinarsi a San Siro.
Omicidio Boiocchi: la reazione della Curva Nord
Quando ieri sera la notizia arriva in curva durante Inter-Sampdoria la curva nerazzurra prima resta in silenzio poi lascia gli spalti, alcuni gruppi avrebbero intimato e minacciato altri tifosi di lasciare l’intera curva vuota, ci sono state tensioni. Nel quartiere poca voglia di parlare, passa qualche tifoso nerazzurro per onorare la memoria di Boiocchi, il segno della croce poi tirano diritto veloce. La figlia è in casa, esce sul balcone, al citofono non risponde.