Kvaratskhelia, da esordiente a icona. A Napoli è scoppiata una vera e propria mania attorno al georgiano, per lui anche un posto al cinema.
Se ancora non avete chiaro come si pronuncia, potete sempre far parlare il cuore: a Napoli Kvaratskhelia è uno stato d’animo prima ancora che un giocatore. Il georgiano, a suon di gol e belle giocate, è entrato nell’immaginario collettivo come nuovo esempio da seguire. Il Napoli in questo ha fatto scuola: chiedere ad Hamsik, Lavezzi e Cavani. Non solo campioni, ma anche e soprattutto una specie di parenti.
Mertens, poi, sembra essere il fratello di tutti. Anche dopo essere andato via. L’affetto della piazza non solo è tangibile, ma diventa concreto di giorno in giorno, attraverso piccoli gesti che sanno di vissuto e fanno venire voglia di pensare all’avvenire. Questo ragazzo è arrivato a Napoli quando c’erano più dubbi che certezze: sicurezza è diventata lui con il tempo e la semplicità.
Kvaratskhelia nuovo idolo di Napoli: la favola del georgiano diventa un film
Dietro ogni sua azione c’è tutta la voglia di un popolo di non arrendersi. Quando, dopo le cessioni importanti, gli avevano detto che era finita. Kvaratskhelia si è preso l’onere e l’onore di essere un narratore onnisciente (perchè sta ovunque) di una nuova favola. Al centro la voglia di riscatto e i sorrisi inaspettati di un calciatore che veniva dalla povertà e ha trovato la ricchezza più grande in un abbraccio collettivo. Magliette, accessori, foto, addirittura la statuetta del presepe a San Gregorio Armeno. Una vera e propria investitura.
Questa eterna commistione tra sacro e profano, opportuno e possibile, ha fatto sì che in Georgia il ragazzo diventasse un idolo: al punto che vogliono fare un documentario sulla sua vita. L’eroe – si fa per dire, ma i partenopei cominciano a crederci davvero – dei due mondi. Italia e Georgia legate a doppio filo grazie a Salome Benashvili. La giornalista sta mettendo insieme testimonianze, indizi e suggestioni per dar vita a un film: un vero e proprio excursus nella vita dell’attaccante.
La donna ha trovato un paese in festa con la voglia trascinante di continuare a sognare nel nome (impronunciabile per alcuni) di Kvaratskhelia. Se ancora c’è qualcuno che accentua nel modo sbagliato, quel che manca lo mette l’intensità delle emozioni: di questo passo, il nome non sarà più un problema, perchè Napoli è pronta ad affibbiargliene uno. Proprio come ha fatto con i suoi idoli maggiori: Mertens era Ciro, al punto da chiamarci anche il figlio, Hamsik Marechiaro. Con Marek a rafforzare il legame delicato e potente tra Italia e Slovenia. Ora tocca a Kvicha, che un po’ a casa già ci si sente.