Guerra Ucraina Russia: la banda dei Rotax dietro l’incubo droni iraniani

Guerra Ucraina Russia, così la banda dei Rotax ruba i motori montati sui droni iraniani con cui l’Esercito di Mosca bombarda le città ucraine.

Dal campo di battaglia emergono importanti novità sui droni iraniani usati dall’Esercito russo nel conflitto Ucraina. L’intelligence internazionale, esaminando vari componenti di velivoli abbattuti negli ultimi tempi, ha confermato che i droni utilizzati dai russi nei bombardamenti, sono dotati di motori di fabbricazione austriaca Rotax. Considerati tra i top di gamma sul mercato.

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Guerra Ucraina Russia: la banda dei Rotax dietro l’incubo droni iraniani – Immagine Rete

Parliamo di componenti che, in teoria, non potrebbero essere vendute al Governo di Teheran, che continua a smentire che vi sia un’assistenza iraniana in favore di Mosca e ribadisce l’intenzione di stabilire colloqui con Kiev. Eppure l’unico Mohajer 6 precipitato in mare a Odessa aveva montato il modello 912.

La ditta, controllata dalla canadese Bombardier Recreational Products, afferma di avere sempre operato nel rispetto delle sanzioni europee nei confronti di Mosca, sostenendo che le ultime forniture alla Russia sono precedenti all’occupazione della Crimea, nel 2014. “Noi non abbiamo mai autorizzato la vendita all’Iran o alla Russia. E per questo abbiamo aperto un’inchiesta per scoprire l’origine dei motori”, fa sapere l’azienda annunciando l’avvio di un’indagine interna.

Guerra Ucraina Russia: la banda dei Rotax e i motori per i droni iraniani

Da dove provengono, dunque, i Rotax finiti in mani iraniane? Secondo il sito specializzato Warzone i motori di fabbricazione austriaca potrebbero essere stati sottratti da una banda criminale raffinatissima, che li avrebbe rubati in diverse zone dell’Europa, per poi recapitarli direttamente a Teheran.

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Guerra Ucraina Russia: la banda dei Rotax e i motori per i droni iraniani – Immagine Rete

I propulsori Rotax, montati anche sui droni americani Predator e su quelli israeliani Heron, sono oggetto, da qualche anno, di crescenti attenzioni da parte di bande criminali. Al punto che la Bombardier Recreational Products si è vista costretta a pubblicare sul suo sito i dati dei macchinari rubati, in modo da ostacolarne la ricettazione.

Nella lista figurano 130 modelli, quasi tutti rubati in Europa. Al primo posto si piazza il Regno Unito con 36 motori rubati, tanto che Londra ha deciso di affidare le indagini sui furti a un team dell’Intelligence. Altri 31 sono stati trafugati in Germania. Mentre al terzo posto compare l’Italia, con ben 27 propulsori spariti.

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