Il rapporto tra gli italiani e la pasta si conferma inscindibile e la produzione dell’alimento più amato incorona l’Italia come Paese leader nel settore al livello mondiale. Ecco cosa c’è da sapere nella ricorrenza della Giornata Mondiale della pasta.
Nell’immaginario collettivo la pasta è l’alimento che più contraddistingue gli italiani nel mondo. Senza scadere negli stereotipi, aggiungendovi anche la pizza e il mandolino, la pasta è un’eccellenza molto apprezzata anche all’estero. Frutto di maestria artigianale e creatività nostrana. Ma anche industria portante nel Paese.
Con la nascita del governo Meloni, chissà che anche il rinominato Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, e quello delle Imprese e del Made in Italy, non possano attivarsi per blindare maggiormente i marchi del settore, che subiscono la sleale competizione internazionale.
La pasta: i dati di una industria felice
Stando ai dati forniti in occasione del World Pasta Day, in Italia si producono 3,6 milioni di tonnellate di pasta. Registrando pure un’esportazione del + 9% relativamente al primo semestre dell’anno. I rincari del prezzi legati all’energia e di conseguenza anche ai generi alimentati, hanno inciso in modo importante sui costi di produzione. Come prevedibile, il fenomeno non ha risparmiato neppure il settore principe in Italia: quello della pasta. Nonostante ciò il Bel Paese detta la classifica seguito da Turchia e Stati Uniti. L’Italia, come certifica Coldiretti, detiene ¼ della produzione mondiale con 200 mila aziende coinvolte e una filiera di 360 imprese e 7 mila e 500 impiegati nel settore. Il giro d’affari complessivo della pasta si attesta intorno ai 5 miliardi di euro l’anno.
“Oggi oltre il 60% dei pacchi di pasta prodotti in Italia viene esportata, contro il 48% nel 2000 e il 5% nel 1955”, ha sostenuto il presidente dei pastai italiani (Unione italiana Food) Riccardo Felicetti. Sono 75 milioni le porzioni di pasta vendute ogni giorno all’estero. Al riguardo Felicetti ha altresì aggiunto che “Se la pasta italiana gode all’estero di tanto successo è ha un percepito estremamente positivo è merito del saper fare centenario dei pastai italiani. E di chi, nei ristoranti italiani nel mondo, la valorizza in piatti che trasmettono il piacere e la gioia del mangiare mediterraneo”, ha concluso.
Italiani primi consumatori al mondo
Non solo il maggior Paese produttore, ma anche la nazione dove si consuma più pasta al mondo. Gli italiani ne mangiano 23 kg pro-capite all’anno. Dietro la Tunisia con 17, il Venezuela con 15, la Grecia con 12,2. Ad interrompere l’idillio con il prodotto più amato dai connazionali ci ha pensato l’aumento dei prezzi legati al grano duro. Le punte toccate dal rincaro sono giunte fino a 500 euro a tonnellata (ovvero +57% negli ultimi 5 anni). Cifre spaventose che mettono a rischio tutto il comparto. Tanto che una delle più importanti associazioni di consumatori (Assoutenti) denuncia l’aumento in media del 24% di spaghetti e penne.
A questo si aggiunga anche il calo della produzione di grano duro di 1,5 milioni di quintali rispetto a un anno fa. A influenzare l’andamento sarebbero anche gli incrementi dei prezzi legati ai concimi. Il resoconto in materia è stato reso dai Consorzi Agrari d’Italia (Cai). Ancora il Cai punta il dito contro il caro gasolio e quello dei fertilizzanti, i quali sono stati particolarmente ritoccati dopo lo scoppio del conflitto tra Kiev e Mosca, dove vengono in gran parte prodotti. In questa dinamica rientrano anche le difficoltà di importazione di grano duro in Italia, le cui quantità negli anni precedenti si sono aggirate introno alle 6,5 milioni di tonnellate. Il dubbio che attanaglia gli agricoltori italiani è oggi quello di seminare o meno grano duro. Resta poco tempo per decidere. Solitamente il periodo indicato è quello compreso tra novembre e gennaio. Salvare la pasta è una priorità.