Oggi è stato il giorno del discorso di Giorgia Meloni alla Camera. In corso ci sono le dichiarazioni di voto dei parlamentari, poi alle 19 il voto di fiducia. Come preannunciato, il discorso è stato lungo, oltre settanta minuti, in cui ha affrontato quasi tutti i temi. Come in campagna elettorale. Con stoccate non nascoste all’opposizioni e molti punti programmatici del suo governo. A Free.it il commento di Nadia Urbinati, analista e docente di teoria politica alla Columbia University.
Nel suo discorso alla Camera, Giorgia Meloni ha parlato di moltissimi argomenti, dal reddito di cittadinanza alla lotta alle migrazioni, dalla gestione del Covid a Bibbiano. Ma che tipo di discorso è stato?
Nella prima parte del suo discorso Giorgia Meloni ha ringraziato l’Europa e ribadito la sua posizione atlantista. Era un atto dovuto?
“Ma certo, era un atto dovuto. Noi siamo parte della Nato dal ’47, non poteva fare altrimenti. Si è inserita nella scia della continuità, come d’altronde aveva assicurato in campagna elettorale. E poi lo ha ribadito sia al Presidente Mattarella, sia a Mario Draghi, da cui ha preso le consegne domenica. Il passaggio iniziale non ci deve stupire, non è una notizia”.
Del resto del discorso cosa ne pensa?
“Penso che sia un discorso di una donna di destra e che il governa sarà un governo di destra, come è normale che sia. E come hanno voluto gli elettori. Si possono trovare molti esempi nel discorso di Meloni. Una fra tutti, però, è il passaggio in cui ha parlato della Costituzione senza dire che è basata sull’antifascismo e sulla Resistenza. Questa parola lei non l’ha pronunciata, né vuole farlo.
Inoltre, lei considera sé stessa la presidente che chiude la guerra civile italiana che è iniziata negli ’70, quando c’erano i morti per strada tra bande fasciste e antifasciste. Lei fa sempre riferimento a quei morti cui ha anche dedicato la vittoria, la notte del 26 settembre. Lei fa riferimento a quella guerra civile e si sente la donna che chiude quel periodo. Contro quella parte di società che lottava contro il fascismo”.
E’ stato un discorso programmatico?
“In alcuni passaggi sì. Per esempio, ha parlato del progetto di revisione della Costituzione, con il semipresidenzialismo e il federalismo regionale. Alla maniera francese. Ha anche detto che lo farà con coloro che la appoggiano in parlamento o da sola, in ogni caso, quindi andando al referendum. Ecco, sicuramente oggi ha gettato le basi o forse alimentato una serie di opposizioni e contestazioni sulla politica di questo tempo.
E poi, nel suo discorso, ha fatto molti altri riferimenti. Ma d’altronde, in realtà non è che abbia molti spazi di manovra. Perché gli ambiti finanziari, economici, di politica esteri sono pressoché blindati e quindi, per portare avanti i temi di destra, si butterà tanto su temi sociali, culturali, ideologici: la visione della famiglia, i ragazzi e lo sport, il patriottismo nazionalistico. Userà tante armi ideologiche.
Secondo me ha fatto un discorso di due tipi, uno sicuramente di tipo economico. Ha usato quasi le stesse parole di Orban alla sua secondo rielezione, mi pare. Ha detto che l’Italia diventerà una opportunità di investimento perché noi abbiamo risorse, bellezza, gas ed energia. Vi aiutiamo con una riforma fiscale che vi da degli aiuti per gli investimenti. E’ un discorso tipico di destra. E poi ha chiuso cento occhi sul problema dell’evasione fiscale. Ha citato i grandi evasori, ma il problema dell’Italia non sono solo i grandi evasori, bensì di una pletora enorme di piccole e medie evasioni”.
A un certo punto, nel suo discorso ha parlato di fascismo dicendo di essere contraria a tutti i totalitarismi del ‘900. Cosa ne pensa?
“Beh, si fa sempre così. Anche questo era un atto dovuto da parte di Meloni. Il problema è parte della sua retorica, cioè quella di mettere tutti sullo stesso piano. Ma l’Italia ha avuto un solo totalitarismo, non ne è avuti due. Ha inventato il fascismo e un presidente del consiglio italiano, tanto più con la sua provenienza, avrebbe dovuto citare il fascismo e rinnegare quel totalitarismo, non tutti in generale. Si dice dare un colpo di là e un colpo di qua, per dire sono tutti uguali”.
Ha concluso il discorso con “non indietreggeremo, non molleremo”.
“Beh, anche qui, sono frasi della mitologia fascista. E’ retorica ma lei ha quella retorica, ci è cresciuta e non è in grado di emanciparsene. O forse non vuole. Nel suo discorso di 70 minuti ha tentato di distaccarsene creando vari spunti, ma poi ha concluso con quella parole, non è un caso”.
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