Delitto di Garlasco: svolta sul dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi

Nel delitto di Garlasco le indagini potrebbero essere ad una svolta decisiva. Quel  stato dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi a chi appartiene

Al principio il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi nel nel 2016 sembrasse appartenere ad Andrea Sempio. In quel caso il delitto di Garlasco sembrava essere a una svolta conclusiva ma solo pochi mesi dopo la sua posizione viene archiviata. Il dna rilevato in quel caso era troppo degradato.

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Delitto di Garlasco, il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi a chi appartiene (Ansa)

Rimane quindi un clamoroso dubbio: è davvero così? E se sì, allora a chi appartiene quel dna rinvenuto sotto le unghie della vittima? Per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, nel settembre del 2016 l’allora fidanzato, Alberto Stasi.

Dalla sentenza emessa, però, i legali di Stasi, convinti dell’innocenza del loro assistito e ormai senza altra possibilità si rivolgono alla società di investigazioni private Skp Investigazioni & Servizi di Sicurezza srl per far chiarezza sui fatti. Secondo i legali troppi “buchi investigativi” sono sopraggiunti durante gli anni.

Delitto di Garlasco: il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi a chi appartiene?

Gli investigatori ingaggiati dai legali di Alberto Stasi, unico indagato per la morte di Chiara Poggi, studiano gli atti e si rendono conto di diverse mancanze da parte degli inquirenti sul caso di Garlasco. Partendo proprio da tali buchi vacanti che arrivano a individuare Andrea Sempio (amico del fratello di Chiara) come possibile soggetto degno di nota. Sempio era stato sentito due volte dai carabinieri, una nel 2007, pochi giorni dopo il delitto di Chiara Poggi, e l’ultima volta nel 2008, appena un anno dopo l’assassinio. Ciò che attira gli investigatori è proprio il secondo incontro di Andrea Sempio con i carabinieri.

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Delitto di Garlasco, il dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi a chi appartiene (Ansa)

In quel caso, il ragazzo fornisce un racconto molto più dettagliato della volta precedente e alla fine offre ai carabinieri una prova a supporto del suo alibi per il giorno del delitto: ovvero lo scontrino di un parcheggio a testimonianza della sua estraniazione ai fatti. Ma è proprio questo voler a tutti i costi dimostrare la sua innocenza a far scattare un’azione di monitoraggio sulla vita di Andrea. Ma non si arrivò ad un dato di fatto. Così, l’unica pista da seguire rimane quel dna maschile trovato sotto le unghie della vittima attribuito a soggetto ignoto.

Il dna non apparteneva ad Alberto Stasi. Questo era già noto dal 2014 quando da una perizia tecnica svolta dal prof. Francesco De Stefano, incaricato di svolgere le analisi dopo quelle effettuate nel 2007 dai carabinieri del Ris di Parma, non portarono a Stasi. A dimostrazione di ciò, l’8 settembre 2014 l’indagato Stasi si sottopone volontariamente al prelievo del dna e, il risultato è lo stesso: quel dna estratto non è il suo. Ma nella relazione finale si legge che il dna prelevato dalle unghie di Chiara è troppo degradato per essere utilizzato e che non è possibile affermare né escludere che si tratti del dna di Alberto Stasi.

Andrea Sempio e quel dna che stravolgerebbe tutto

Se i tre test effettuati nel 2014 sul dna rilevato sotto le unghie di Chiara Poggi non appartengono ad Alberto Stasi, allora rimane un altro soggetto. Entra in scena, nuovamente, Andrea Sempio. Siamo nel 2016 quando gli investigatori della Skp prelevano tre oggetti senza specificare a chi appartengano. Inviano il tutto al dott. Matteo Fabbri, (medico legale di Ferrara), per l’estrazione del dna.

I risultati arrivano nel dicembre dello stesso anno. Così, il dna di Sempio viene inviato al genetista del Ris in congedo, Pasquale Linarello a cui vengono consegnati anche i campioni di dna maschile isolato nel 2014 dal dott. De Stefano in modo da effettuare una comparazione tra i due. Pochi giorni dopo arrivano i risultati: il dna apparteneva a un unico profilo, quello di Sempio.

La madre di Stasi presenta un esposto alla Procura generale presso la Corte d’Appello di Milano. Andrea Sempio inizia così a vivere il suo incubo ad occhi aperti. Nel febbraio del 2017 la giustizia si riattiva e viene disposto l’avvio di intercettazioni telefoniche e ambientali per seguire le attività di Sempio. L’indagato viene interrogato e gli inquirenti vogliono sapere di più sulla natura del rapporto con la Poggi. Ma Andrea Sempio rimane tranquillo. Gli anni passano e tra dubbi e accuse non se ne viene a capo. Troppe cose non tornano su quel dna. L’impressione è quella di trovarsi immersi in una favola senza fine.

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