L’analisi delle chat di Alessia Pifferi, la donna accusa di aver ucciso la figlia di pochi anni di stenti, evidenziano uno scenario agghiacciante. E nelle scorse ore, gli investigatori hanno effettuato un nuovo blitz.
Intanto sono iniziati gli accertamenti con la formula dell’incidente probatorio su biberon, bottiglietta d’acqua e boccetta di En (un tranquillante) trovati vicino al letto di fortuna della bambina.
Un incidente probatorio allargato dal gip Fabrizio Filice, su richiesta dei legali Solange Marchignoli e Luca D’Auria, all’appartamento, al pannolino, al cuscino e al materasso. Nel frattempo dagli esiti degli esami tossicologici era già emerso che a Diana sarebbero stati fatti assumere ansiolitici.
Un sospetto che gli inquirenti hanno avuto sin da subito, tanto che avevano contestato anche la premeditazione. Anche perché nessun vicino di casa l’ha sentita piangere in quei giorni in cui era stata abbandonata con solo un biberon di latte.
A fine mese, poi, sarà depositata la relazione integrale della consulenza autoptica che potrà dare risposte sui quantitativi di benzodiazepine, ma anche su quando la bimba è morta e se i tranquillanti sono stati o meno concausa della morte. Potrebbe essere deceduta il quinto giorno.
Bimba morta di stenti, l’analisi delle chat della madre sconvolge gli inquirenti
Ma quello che più sconvolge è l’analisi delle chat del telefono di Alessia Pifferi.
Dalla lettura delle chat viene fuori uno scenario sempre più inquietante. La 37enne è in carcere dal 21 luglio scorso per omicidio volontario aggravato per aver lasciato sola in casa per sei giorni la figlia Diana di quasi un anno e mezzo, morta di stenti. Un dialogo, in particolare, tra la donna e un uomo ha portato stamani la Squadra mobile di Milano, nelle indagini coordinate dai pm Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, ad effettuare una perquisizione per verificare eventuali ipotesi di abusi nei confronti della piccola.
Nella conversazione, finita sotto la lente degli inquirenti, dopo uno scambio di battute a contenuto erotico, infatti, l’uomo diceva “voglio baciare anche lei“, riferendosi a Diana, e la madre rispondeva “lo farai“. Da qui l’esigenza della perquisizione a carico del 56enne, residente nella Bergamasca, a cui sono stati sequestrati due pc e sei telefoni che saranno passati al setaccio.
Allo stato lui e Pifferi sono indagati per l’ipotesi di “corruzione di minorenne“, reato che punisce “chiunque compie atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici, al fine di farla assistere“. Il blitz delle scorse ore, ad ogni modo, serve proprio per cercare eventuali riscontri, al di là di quella chat, su presunti atti sessuali nei confronti della bimba, a partire dal contenuto del dialogo tra i due.
Nell’inchiesta, più in generale, sono state acquisite numerose chat dal telefono sequestrato alla donna. Messaggi scambiati dai quali, a quanto risulta, sono venute a galla le relazioni che la 37enne, disoccupata ma che poteva permettersi un discreto tenore di vita, avrebbe avuto con diverse uomini, in alcuni casi, pare, anche in cambio di denaro.