Strage di persone in ex Birmania, dove alcuni raid hanno causato numerose vittime civili. L’episodio fotografa una situazione divenuta ormai incandescente e che affonda le sue radici al tempo dell’indipendenza del Paese.
L’ultimo episodio di una lunga sequela di scontri armati che si protraggono in Myanmar da quando il Paese ha ottenuto l’indipendenza dal Regno Unito nel 1948. Si tratta di un conflitto interno tra i più sanguinosi della regione e il più lungo tra quelli consumati in ambito civile.
Stando a quanto si apprende sarebbero rimaste uccise 50 persone dopo un raid aereo – con 4 bombe sganciate – ordinato dalla giunta di Myanmar contro un gruppo etnico ribelle. Alto anche il numero dei feriti: almeno 70.
Ex Birmania: raid contro gruppo etnico ribelle
Il portavoce del gruppo etnico ribelle ha fatto sapere che “Intorno alle 20:40 (16:40 ore italiane) di domenica, due jet militari del Myanmar hanno attaccato” – si legge – durante una cerimonia organizzata dall’esercito per l’indipendenza del Kachin (Kia) alla presenza di 2-300 persone. Il colonnello Naw Bu ha aggiunto che “circa 50 persone sono state uccise, inclusi membri della Kia e civili”.
Strage in Myanmar: la reazione delle Nazioni Unite
Non si è fatta attendere la reazione dell’ufficio delle Nazioni Unite di stanza in Myanmar. “Profondamente preoccupato per le notizie di attacchi aerei avvenuti a Hpakant, nello stato di Kachin”, si rende noto dalla sede distaccata dell’ONU. I funzionari nel Paese del Sud-Est asiatico hanno aggiunto che “I rapporti iniziali suggeriscono che oltre 100 civili potrebbero essere stati colpiti dai bombardamenti”. La nota è proseguita con altri particolari: “Sono stati segnalate anche numerose vittime”. Dagli organi ufficiali della giunta non è arrivata nessuna dichiarazione.
Di certo il tragico episodio si aggiunge ai numerosi violenti precedenti che contrappongono i militari ai ribelli. Lo scorso mese di settembre si è registrata un’altra strage ai danni di una scuola in un complesso buddista, con 13 vittime di cui almeno 11 bambini. Al riguardo l’Unicef confermava di “un attacco aereo e di fuoco indiscriminato in aree civili lo scorso 16 settembre, tra cui una scuola a Tabayin Township, nella regione di Sagaing”. L’attacco aveva come obiettivo i ribelli che, secondo la giunta militare, si nascondevano nell’area.