Levata di scudi di alcuni riservisti nei confronti di Putin. Le accuse dei militari puntano i fari sulle difficoltà dell’esercito russo e sulle sue carenze in termini di attrezzature necessarie per affrontare la guerra.
Non solo accuse nei confronti di Putin sulla impreparazione dell’esercito russo, ma anche filmati che documenterebbero le invettive sulle cattive condizioni dell’armata. A puntare il dito contro il presidente della Federazione Russa, sarebbero state decine di riservisti chiamati negli ultimi mesi al fronte.
Addirittura qualcuno di loro avrebbe incitato i commilitoni a ribellarsi contro chi gerarchicamente superiore. A testimoniarlo anche un video.
Un riservista mobilitato e spedito al fronte avrebbe rivolto precise accuse nei confronti di Putin. Nel filmato il militare avrebbe esordito raccontando della “mancanza di rispetto che i soldati nutrono per Putin e i suoi comandanti”. Ma anche rimproverando alcuni funzionari locali di aver “usato minacce per convincere le persone a unirsi alla causa della guerra”. Il coscritto, originario della regione di Tuva, in Siberia, avrebbe criticato anche una rappresentante politica di quella zona per aver regalato un animale ad ogni famiglia che ha avuto un arruolato. Sfidando il potere costituito avrebbe altresì proseguito dicendo: “Date alle nostre famiglie, ai bambini, un montone, delle pecore e alcuni generi alimentari”. Poi, insistendo sulla provocazione, ecco giungere la domanda densa di allusioni: “Cos’è questo?”
Ancora durante il suo monologo, per il quale adesso rischierebbe la reazione dei vertici militari e politici, il riservista avrebbe continuato a inveire contro Putin e l’establishment. “Ci hanno detto che se non fossimo andati in Ucraina, ci avrebbero messo in prigione”. In un effluvio incontenibile avrebbe sottolineato anche il ricatto psicologico subito: “E che non avrebbero aiutato le nostre famiglie, interrompendo tutti i pagamenti…”.
In seguito il riferimento alla “mancanza di attrezzature adeguate”: per esempio “walkie-talkie e calze calde adeguate”. A migliaia di chilometri dalla sua città natale, il militare si sarebbe soffermato pure sulla carenza di importanti indumenti necessari ai soldati: “Questi calzini che ci sono stato forniti non servono a niente. Abbiamo già comprato abbastanza da soli…”. Infine l’ultimatum al “capo supremo” incassando taluni applausi: “Se non ci sono persone come noi, su chi avrai autorità? A chi farai tutti i tuoi discorsi?”. Ancora rivolgendosi a Putin, e dandogli del tu, ecco la conclusione: “Non sembri più una fonte di potere ai nostri occhi. Forze dovremmo riunirci tutti e decidere che non sei di alcuna utilità”. Nulla è trapelato finora su una possibile reazione del Cremlino.
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