L’omicidio di Laura Ziliani, l’ex vigilessa di Brescia uccisa dalle figlie, è a una svolta decisiva. Pubblicati i verbali delle confessioni dei tre accusati: “Lei voleva avvelenarci, abbiamo dovuta ucciderla”
Il caso dell’ex vigilessa di Temù in Vallecamonica (Brescia) è ad una svolta conclusiva. Oggi sono stati pubblicati i verbali degli interrogatori dei tre accusati. Le due figlie, Paola e Silvia e il fidanzato di quest’ultima Mirto Milani, dopo un anno dall’arresto per l’assassinio di Laura Ziliani, svelano il movente.
A confessarlo è la sorella maggiore Silvia Zani durante un suo interrogatorio con gli inquirenti. I verbali delle confessioni, pubblicati oggi dal Giornale di Brescia, arrivano dopo una settimana dall’inizio del processo davanti alla Corte d’Assise. Dal verbale rilasciato dall’imputata Silvia si legge: “Eravamo disperati per i tentativi di mia madre di ucciderci e non sapevamo cosa fare. E già nell’estate del 2020 iniziammo a pensare al modo in cui risolvere il problema: ovvero ucciderla”.
Oltre alla figlia maggiore Silvia, a verbale anche la confessione dell’altro imputato, Mirto Milani, fidanzato della Zani che spiega il suo coinvolgimento nell’assassino agli inquirenti. “Il nostro incubo era quello di essere avvelenati da Laura”. Dopo l’avvelenamento con i muffin alla benzodiazepine preparati dalle figlie per la madre, il progetto doveva andare avanti. Laura doveva morire.
È Silvia Zani, una delle figlie di Laura Ziliani, accusata insieme alla sorella Paola e al fidanzato Mirto Milani di aver ucciso la madre a confessare il movente dell’omicidio. “Secondo la nostra idea, mia madre si sentiva bloccata con tre figlie di cui una disabile e l’idea che avevamo era che voleva liberarsi di noi. Io ero convinta di quello che volevo fare”.
Così, dopo che le stesse figlie hanno preparato dei muffin con dentro benzodiazepine da far mangiare alla madre, il progetto per l’uccisione della vigilessa è proseguito in camera da letto. Silvia continua a raccontare i fatti agli inquirenti, e dice: “Sono entrata nella camera da letto di mia madre e ricordo di averle messo le mani attorno al collo mentre Paola la teneva ferma con il suo peso. Mia madre ha iniziato a rantolare e a quel punto Mirto si è accorto che non stava andando come previsto ed è entrato in camera. Ha messo lui le mani sul collo di mia mamma. In un certo senso mi ha dato il cambio”.
I tre imputati che hanno ucciso Laura Ziliani sostengono di aver agito per paura di morire. Mirto Milani, invece, racconta: “Il nostro incubo era quello di essere avvelenati da Laura. Perché non abbiamo denunciato? Dal nostro punto di vista se i carabinieri avessero scoperto che Laura voleva farci del male, poi sarebbero risaliti a noi, avendo la prova della nostra colpa”.
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