Torna sul set il divo neozelandese Russell Crowe. L’attore si concede in una intervista soffermandosi a raccontare il suo personale rapporto col successo. L’ex gladiatore è un fiume in piena e svela pure alcuni dettagli sul secondo film da regista presentato a Roma.
Ce lo ricordiamo ancora nei panni del generale Maximo Decimo Meridio. Russell Crowe ha rotto il tetto di cristallo vestendo i panni del protagonista nella straordinaria pellicola di Ridley Scott, Il Gladiatore (2000). Da allora l’attore neozelandese ha macinato successi senza soluzione di continuità. Ma c’è anche un altro aspetto che tiene accese le luci dei riflettori sulla star, ed è il fatto di essere considerato un sex symbol.
Di più c’è però che all’artista di fama mondale non sembrano interessare molto le lusinghe che gli sono rivolte. Forse un po’ rude, forse un po’ pragmatico, Russel Crowe bada alla sostanza e tira dritto sul suo lavoro.
Russell Crowe: “Non mi interessa se mi lodano”
Nel corso di un’intervista a Efe, alla première del suo secondo film da regista, l’attore si racconta e svela interessanti sfaccettature sul personaggio di “Poker face”. “Non mi interessano se mi lodano, voglio solo che facciano qualsiasi cosa abbia un significato per me”, dice con un fare abbastanza asciutto Crowe. “Penso che la misura del successo dipenda da un giudizio individuale, non hai bisogno dell’elenco dei trionfi di qualcun altro per essere felice – continua. Ma il genere di cose che dice qualcuno che ha sperimentato un certo livello di successo” – afferma ancora l’attore con una risata.
Il regista, nominato ambasciatore della Città Eterna, dove è ancora celebrato come il liberatore di Roma, continua a raccontarsi a cuore aperto con lo sguardo di chi sta dietro la macchina da presa.
Poker face: il nuovo film di Russell Crowe
Lo scenario di presentazione dell’ultimo lavoro di Russell Crowe è stato il Festival del Cinema di Roma. Si è trattato quasi di un omaggio riconoscente alla città che lo ha reso celebre e fissato nell’immaginario collettivo come il difensore della virtù civiche della Roma imperiale. Nel film in cui è regista e attore, Crowe interpreta un magnate delle scommesse su internet che distribuisce agli amici lauti guadagni. Al suo fianco troviamo la spagnola Elsa Pataky e l’australiano Liam Hemsworth.
In cambio del bottino, però, i beneficiati dovranno rivelare i loro segreti scoprendo che a tutto c’è un prezzo. Si tratta di un thriller che ha subito proiettato l’attenzione del divo sul personaggio principe della pellicola. Il protagonista di Poker face è un riccone collezionista di opere d’arte ma anche un malato terminale, che offre alla riflessione l’abisso tra le “élite e i comuni mortali”. Una chiave di lettura che fa emergere una posta in gioco molto alta e che travalica l’aspetto più visibile e materiale delle cose e il confine rosso del pericolo.
Tra verità e finzione del film, l’attore divenuto cineasta si cimenta in discorsi densi di impegno sociale. “Tutto è relativo –dice – ok, perché un dollaro è un dollaro […]. Penso che le cose siano sbilanciate nell’approccio tra tasse individuali e consentire alle grandi aziende di pagare meno tasse, Non ha senso”, continua. Quindi la stoccata sulle tasse da imporre alle multinazionali, è solo un altro tratto del discorso di Crowe. “La salute universale deve essere un dovere”, afferma l’attore filantropo.
— Russell Crowe (@russellcrowe) October 18, 2022
“Pertanto deve essere essenziale, a prescindere dalle tasse che tutti dobbiamo contribuire, per garantire che chiunque abbia bisogno di assistenza sanitaria possa ottenerla facilmente”- spiega. Poi con aria seria aggiunge: “La salute delle persone deve venire prima di tutto […]”. Russell Crowe è anche reduce dalle riprese del film sull’esorcista più famoso al mondo: padre Gabriele Amorth. E infatti senza auto-celebrarsi, l’attore neozelandese getta lo sguardo sul futuro e ammette: “Mi interessa solo quello che farò dopo”.