Scintille tra Berlusconi e Giorgia Meloni nell’ambito della formazione del governo e dell’elezione del Presidente del Senato Ignazio La Russa. Alcuni appunti del Cavaliere rivelerebbero il suo personale giudizio sulla leader della destra italiana.
Prima è andato in scena il siparietto in Senato tra Berlusconi e Ignazio La Russa; poi i fotografi del Corriere della Sera, tramite l’abile scatto di Antonio Masiello, hanno catturato il contenuto di alcuni appunti su Giorgia Meloni scritti dal fondatore di Forza Italia.
Da quello che si è potuto leggere, ne verrebbero fuori giudizi impietosi. Probabilmente si tratterebbe di valutazioni a caldo, venute a seguito dei ripetuti no ad un governo con la Ronzulli dentro, e dopo la scelta di puntare su La Russa come presidente del Senato e uomo di convergenza di tutta la colazione di centrodestra.
Negli appunti catturati dagli obiettivi del Corriere, in un pezzo della Redazione online e di Tommaso Labate, appaiono aggettivi forti nei confronti di Giorgia Meloni. “Comportamento arrogante – si legge – offensivo, nessuna disponibilità al cambiamento, è una con cui non si può andare d’accordo”, avrebbe scritto di proprio pugno Silvio Berlusconi. Ieri a Palazzo Madame si sarebbe consumato un braccio di ferro tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi. Non è un caso che il leader azzurro abbia scelto il momento dell’elezione del presidente del Senato per alzare la posta e chiedere per i suoi alcune contropartite.
Negli appunti poteva infatti leggersi pure una proposta di ministeri per esponenti di Forza Italia. Se ne sono contati almeno tre per la fedelissima Licia Ronzulli. Per lei Politiche europee, Turismo e Rapporti col Parlamento. Ma alle sirene del patron di Mediaset la Meloni avrebbe opposto un netto rifiuto. Secondo il notista politico Labate, Berlusconi avrebbe chiesto alla presidente del Consiglio in pectore tre ministeri in più, sentendosi rispondere “no”. Stessa cosa per due ministeri e infine per uno. Analoga situazione sarebbe avvenuta sul piano della scelta dei ministri. Sempre secondo Tommaso Labate la Meloni avrebbe acconsentito soltanto a Tajani agli Esteri. Berlusconi si sarebbe pertanto visto sottrarre il ministero della Giustizia e l’indicazione di un altro ministero per la Ronzulli. A questo punto sarebbero cominciate le fibrillazioni andate in scena anche durante la diretta Rai sulle elezioni del presidente del Senato.
Secondo alcuni rumors i malumori di Silvio Berlusconi risalirebbero a mercoledì scorso, quando nonostante l’invito della Meloni di incontrarsi nelle sedi istituzionali, ha ricevuto gli omologhi di Lega e FdI nella sua residenza romana. Nella formulazione delle sue richieste Berlusconi non avrebbe usato mezzi giri di parole per chiedere Giustizia, Sviluppo Economico, Salute, Infrastrutture e insistendo una volta di più per un posto di riguardo alla Ronzulli. A quel punto Giorgia Meloni si sarebbe irrigidita, tanto da suscitare la reazione del leader azzurro: “Lei non può pensare di comandare su tutto e tutti. Deve rispettarci, non può trattarci così”.
Il primo ministro preconizzato ha più volte spiegato il desiderio di dare vita a un esecutivo di “competenza” e “alto profilo”. Sulla vicenda consumata ieri in Senato anche la stampa estera ha dedicato numerose colonne. “Infastidito da Meloni per non aver accettato le richieste riguardo alla spartizione dei ministeri, (Berlusconi) ha cercato di boicottare il voto per il nuovo presidente del Senato, che doveva essere una formalità – scrive El Paìs . Il Cavaliere, tuttavia, ha finito per essere umiliato e per minare direttamente l’unità del futuro governo”. Oggi invece è stato scritto un altro canovaccio.
L’elezione del leghista Fontana alla presidenza di Montecitorio è filata liscia come l’olio anche con i voti di Forza Italia. “Il clima è molto diverso rispetto a ieri. Il centrodestra si è ricompattato dopo lo scivolone in Senato, determinato non da Berlusconi […] ma da pressioni all’interno di Forza Italia” – ha commentato Lorenzo Cesa. Tuttavia c’è chi sarebbe pronto a giurare che quegli appunti e lo sgambetto in corsa tentato da Silvio Berlusconi, potrebbero aver lasciato cicatrici difficilmente rimarginabili.
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