Il ritorno del Cavaliere in Senato dopo 9 anni. Le prove di intesa nel centrodestra sui presidenti delle Camere. Fazzolari conferma, La Russa ( a lui dovrebbe andare il Senato) smentisce. Nel pomeriggio il Consiglio Federale della Lega, con possibilità di vertice a tre, successivo, tra Berlusconi, Salvini e Meloni. A Villa Grande però arriva solo la premier in pectore accompagnata da Ignazio la Russa.
Il segretario del Carroccio insiste su Viminale e presidenza del Senato. Alle 19 Salvini lascia Montecitorio, dopo un colloquio con Giorgetti. Resta il rebus su chi siederà sullo scranno di Palazzo Madama. La cronaca della giornata.
“Io sono ancora qua, èh già“. Cantava Vasco Rossi. “Eccomi di nuovo al Senato”, twittava Silvio Berlusconi. E così dopo 9 anni il Cavaliere questa mattina ha fatto ritorno in Senato. L’arrivo ovviamente blindato e scortato a Palazzo Madama. Ad attenderlo all’ingresso Anna Maria Bernini, per la quale il presidente di Forza Italia chiede insistentemente un dicastero. Di fronte, ma ben distante, una folla di curiosi saluta Berlusconi. La stampa, rigorosamente tenuta dietro le transenne, reclama “Silvio” “Presidente”. E Lui ricambia con un cenno della mano. Dentro Berlusconi completerà le incombenze burocratiche per la registrazione al Senato. “Domani sarò presente alla prima seduta di questa XIX legislatura a Palazzo Madama”.
Eccolo l’appuntamento certo. La prima seduta del Parlamento snellito nei numeri. Ore 10 ingresso alla Camera, ore 10.30 si entra in Senato. Sarà necessario eleggere gli organi e i vertici parlamentari, a cominciare dai presidenti di Camera e Senato che renderanno possibile la nascita del nuovo governo. E qui arriviamo all’appuntamento, se non incerto, quantomeno vago sull’orario, perchè il luogo prescelto sarà con ogni probabilità Villa Grande, a casa di Berlusconi, dove ieri pomeriggio Salvini si era affrettato ad andare. Cosa conta se e dove si vedranno, tanto Giorgia Meloni questa mattina si era detta nuovamente ottimista, e uno dei suoi uomini di fiducia Giovanbattista Fazzolari aveva espressamente detto “L’incontro fra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi servirà a delineare meglio il quadro perché ovviamente è tutto un gioco a incastro. Finché uno non ha tutte le caselle in ballo definite. Ma non perché ci sono criticità particolari”. Fazzolari aveva anche parlato di accordo raggiunto tre le tre componenti la coalizione, sui presidenti delle Camere.
Poco dopo Matteo Salvini decide per una convocazione alle 16 del pomeriggio, del Consiglio Federale della Lega, e subito dopo pranzo Ignazio La Russa, in odore di diventare la seconda carica istituzionale più importante del Paese, frena invece sulle parole pronunciate da Fazzolari e sull’intesa raggiunta nel centrodestra. Perchè la Lega, si sa, al Senato vorrebbe Calderoli e anche questo è risaputo da FDI. “Accordo raggiunto sulle presidenze di Camera e Senato? Chi l’ha detto? Fazzolari nega di avervelo detto, voleva dire che c’è la capacità di trovare una sintesi” Eccole le dichiarazioni di La Russa che i cronisti raccolgono tra un passaggio e un altro e che rimandano l’appuntamento tra leader di centrodestra a dopo la riunione di Salvini coi suoi.
Centrodestra, salta il vertice a tre del pomeriggio. Salvini insiste su Senato e Viminale
Ma dopo le 17 del pomeriggio, la matassa non si sbroglia e quello che doveva essere un vertice a tre diventa un bilaterale. Giorgia Meloni infatti arriva a Villa Grande per incontrare Silvio Berlusconi, insieme a Ignazio La Russa. La riunione durerà circa un’ora e mezza. E Matteo Salvini? Arriverà, sono pronti a sostenere alcuni uomini importanti del Carroccio. Nel frattempo però si consuma la riunione, già annunciata dalla tarda mattinata, del Consiglio Federale della Lega al termine del quale, due distinte note, non lasciano ben pensare sul clima interno alla coalizione e soprattutto sull’accordo da trovare circa le presidenze delle due camere. Nel primo comunicato, il partito del segretario Salvini, usa un tono “meno conciliante”. “Il segretario ha spiegato che se verrà chiesto alla Lega di occuparsi di temi fondamentali come economia, sicurezza, opere pubbliche e autonomia, sappiamo come farlo e con chi farlo”. Conferme sulla posizione intransigente di Matteo Salvini arrivano anche dal cuore del Consiglio Federale. “Su Senato e Viminale, non mollo”. Avrebbe detto ai suoi il leader della Lega.
Quaranta minuti dopo la seconda nota del Carroccio, dai toni decisamente più concilianti “dal Consiglio Federale della Lega nessun veto, preclusione o impuntatura. C’è massima disponibilità a confrontarsi ad assumere tutte le responsabilità richieste da un momento così difficile per il Paese”. Firmato, fonti del partito di Matteo Salvini. La situazione si è incartata, la quadra alla 19 della sera non è ancora stata trovata su chi guiderà il Senato e la Camera. Matteo Salvini, alle 19.02 esce da via della Missione. In macchina e senza rilasciare dichiarazioni.
Pochi istanti dopo, l’Ufficio Stampa della Lega rende noto l’ennesimo comunicato, corredato dalla foto di Salvini seduto ad un tavolo con Giorgetti. “Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti hanno approfondito alcuni dossier negli uffici della Lega alla Camera”. Messaggio subliminale per gli alleati di coalizione dal sapore distensivo, o ennesima mossa tattica tesa a destabilizzare equilibri di fatto precari? C’è ancora tempo per capirlo, “ma non troppo” ammette Giorgetti intercettato dai cronisti.