Finite agli arresti domiciliari tre persone, tra cui un imprenditore e un odontoiatra per presunte tangenti. Il caso riguarda anche protesi dentarie non necessarie o che venivano vendute a prezzi gonfiati.
Tangenti, protesi dentarie non necessarie o vendute a prezzo maggiorato. Questi i contorni della vicenda che hanno portato ai domiciliari un imprenditore, un odontoiatra e una tersa persona. A condurre le indagini sono stati i militari del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano.
Stamani le Fiamme Gialle hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre persone. Agli accusati sono state addebitati i reati di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio. Fattispecie, questa, aggravata rispetto a quella di corruzione dal Gip Cristian Mariani.
Tre le persone finite agli arresti. L’imprenditrice della Wisil Latoor Srl, Roberta Rosaria Miccichè. Questa già ai domiciliari dopo il primo filone dell’inchiesta portato avanti dal pm Paolo Storari. Poi l’odontoiatra Stefano Ferrari Parabita, operante a Monza per la Smart Dental Clinic del Gruppo San Donato, azienda del settore convenzionata con il SSN. Assieme all’imprenditrice e all’odontoiatra, è finito ai domiciliari anche un dipendente della clinica, Roberto Ticenghi. L’indagine ha preso in esame complessivamente la posizione di 11 indagati.
La Procura ne ha dedotto un “Sistema di corruzione nella produzione e distribuzione di manufatti odontoprotesici”. Nell’operazione è rientrato anche il sequestro delle banconote necessarie per corrompere gli odontoiatri. Il denaro è stato trovato dentro un mappamondo adeguato a cassaforte. A rivelarlo sarebbe stato un collaboratore dell’imprenditrice. Il sistema criminale prevedeva la complicità di odontoiatri in servizio presso alcuni ambulatori pubblici, al fine di prescrivere protesi in eccesso e non necessarie. Quindi gonfiando i prezzi per i pazienti ignari del piano criminoso Per giustificare gli aumenti e non destare sospetti, nei preventivi venivano aggiunte voci di spesa accessorie. La partita di giro per i medici sarebbe stata costituita dalla percentuale garantita dalla società fornitrice delle protesi.
Alla fine delle indagini l’odontoiatra Ferrari Parabita è stato accusato di aver incassato ben 26 mila euro in contanti. Il denaro gli sarebbe stato consegnato attraverso tranches pagate dall’imprenditrice Miccichè. A portare i soldi al professionista sarebbe stato il dipendente della società Wisil, ovvero Ticenghi. La somma corrisponderebbe all’attività svolta tra il 2021 e il 2022 in riferimento alla percentuali accresciute del 5 e 10%. “Ricordo che il dottore era particolarmente inviso alla Miccichè poiché lo stesso era molto insistente nel pretendere le buste – sostiene il testimone. Nella stessa riunione lei si lamentava del fatto che ha dovuto elargire a Parabita circa dodicimila euro”. Ancora si apprende che la donna “doveva adoperarsi a creare un fondo in contanti per far fronte alle successive pretese dello stesso dottore”.
Secondo quanto trapela, per la Micchichè l’odontoiatra sarebbe stato “uno squalo”. “Lo so che è uno squalo, ma di quelli cattivi” – avrebbe detto l’imprenditrice riferendosi a Parabita. Ma non solo, il gruppo progettava di estendere il sistema corruttivo anche ad altre strutture. “Dopo le perquisizioni ho avuto sentore che Miccichè non volesse fermarsi. In particolare stava prendendo contatti col dottor Ferrari Parabita per estendere il bacino della lavorazioni Wisil anche al Pio Albergo Trivulzio”. Le rivelazioni di Ticenghi continuano illustrando la visita con la Miccichè fatta al benemerito ente milanese e l’intenzione di affidare a Parabita il timone dell’iniziativa.
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