Discutiamo su tutto, ma il simbolo rimanga così com’è. La prossima capigruppo sia di sole donne. Queste elezioni le ha vinte solo FDI, ma se il governo Meloni cadrà chiederemo subito elezioni anticipate. No ad esecutivi di emergenza, il congresso non sia un X Factor. Così Enrico Letta alla prima riunione della direzione Pd.
È il giorno della prima direzione del Pd, quella che dovrà portare al Congresso Costituente e all’elezione di un nuovo segretario. Uomo o donna, ma soprattutto giovane leva della dirigenza del partito.
Perché come Enrico Letta aveva già anticipato, non sarà più lui a guidare il Pd. “Il congresso deve avere “tempi giusti, non deve essere ne’ un X Factor sul miglior segretario da fare in 40 giorni, ma nemmeno un congresso che rinvia alle calende greche. Vorrei che il nuovo gruppo dirigente fosse in campo con l’inizio della nuova primavera.” Così Letta quando il suo intervento si sta per chiudere, dopo quasi un’ora di discorso, alla platea di dirigenti arrivati intorno alle 10 nella sede di Via Sant’Andrea delle Fratte.
È il momento della rifondazione per il Pd? Dello scioglimento? Tutto torna in discussione, dalla vecchia dirigenza rea di non aver intercettato negli anni i bisogni e i problemi del Paese reale? E il simbolo resterà lo stesso? È su questo tema che Enrico Letta dichiara una sua precisa volontà. E arrivano i primi applausi per lui. “Discuteremo di tutto nel percorso costituente ma amo questo simbolo, sono perché il simbolo rimanga così com’è”.
Mai più governi di salvezza pubblica e il Pd deve vestire subito i panni dell’opposizione. Perché per il segretario dem, quando il governo Meloni cadrà, bisognerà essere in grado immediatamente di chiedere il ricorso ad elezioni anticipate. Già le elezioni, tema sul quale Letta torna, dandone questa analisi: “C’è solo un partito che ha vinto le elezioni, Fratelli d’Italia. Per il resto sono state raccontate delle bugie”.
Letta ammette poi l’incompiutezza del percorso del proprio partito, incompiutezza confermata dal voto del 25 settembre. Ecco perché il recupero dell’identità passa innanzi tutto da qui: “Il primo obiettivo e’ non essere solo il partito di quelli che in Italia ce la fanno”. E anche se indietro non è possibile tornare, è dagli errori del passato che occorre imparare “Non e’ possibile tornare indietro rispetto ad avere dei capi dei gruppi parlamentari di segno femminile. Nella rappresentanza parlamentare” formata da donne “abbiamo fallito. Dall’altra parte ci sara’ pla prima prmeier donna e dobbiamo essere credibili su questo punto”
Ed è proprio dalla rappresentanza femminile che arrivano le critiche più aspre. A Letta e a questo Pd. Monica Cirinnà entrando nella sede del partito, parla di “vecchio stato maggiore, segreteria compresa, che deve fare un passo di lato”. Alessia Marani invece, nell’intervento durante la direzione, parlerà e analizzerà la “sconfitta catastrofica” alle politiche. Stefano Bonaccini, che ha già manifestato la volontà di candidarsi, preferisce tirare dritto davanti al plotone di giornalisti. Stesso discorso per Debora Serracchiani.
Tutti d’accordo, in apparenza, che il nodo nomi e candidature sia solo una questione formale e non sostanziale. Ma l’aria che tira dalle parti del Nazareno, è che invece le correnti dalle quali Roberto Morassut invita ad affrancarsi, si contenderanno la partita del post Letta a suon di veti. Graziano Delrio a colloquio con la stampa prova a fare il pompiere e rilancia verso il tentativo “di provare a restare comunità”, mentre Matteo Ricci, è convinto che più “che passi di lato della vecchia dirigenza, occorrerebbe che alcuni volti nuovi facessero passi in avanti”.
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