Prosegue la vita in carcere di Martina Ciontoli, condannata insieme al resto della famiglia per l’omicidio del fidanzato Marco Vannini la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015. Dopo qualche tempo di detenzione ecco però alcune importanti novità che la riguardano.
Questa è una tragica storia che comincia 7 anni fa a Ladispoli e prosegue nel carcere di Rebibbia a Roma, dove attualmente Martina sta scontando la sua pena di 9 anni e 4 mesi presso il “reparto orchidea”. Quello che c’è di nuovo è invece il corso di vita che ha voluto imboccare la giovane, all’epoca dei fatti 19enne.
Per quella tragica vicenda a pagarne le spese sono stati anche i suoi famigliari. Si tratta del fratello, della madre e del padre, quest’ultimo condannato a 14 anni di reclusione e come i suoi congiunti anche lui in carcere a Rebibbia. Una situazione che si sarebbe potuta evitare chiamando subito i soccorsi, dopo il colpo di pistola partito dall’arma di Antonio Ciontoli.
Sembra essersi riaperta alla vita, Martina Ciontoli. In carcere avrebbe trovato nuovamente l’amore con un uomo che verrebbe spesso a trovarla. I due sono stati visti anche in tenerezza dalle altre detenute. “Fanno tenerezza, Si vogliono bene”, dicono a La Repubblica. Ma non solo sentiment. Per Martina Ciontoli altre novità riguarderebbero la ripresa degli studi e, all’interno del carcere, anche il lavoro svolto presso un laboratorio che si occupa della banda ultra-larga wireless. A poche mura da lei, il resto della famiglia, suddivisa in reparti diversi all’interno della stessa struttura.
Il braccio di Martina sembrerebbe essere quello più tranquillo, con recluse più ragionevoli, senza disturbi di tossicodipendenza, per esempio. La sentenza che ha condannato l’intero nucleo famigliare dei Ciontoli risale al 3 maggio 2021. Verdetto confermato dalla Cassazione. La vittima, Marco Vannini, è stato colpito da un proiettile nel bagno di casa dei genitori della sua ragazza, la notte tra il 17 e il 18 maggio 2015. Emessi quindi i 14 anni di carcere per Antonio Ciontoli per omicidio con dolo eventuale. Per la moglie e i figli di lui la condanna è giunta per “concorso semplice attenuato dal minimo ruolo e apporto causale”, spiegano dalla difesa.
Marco Vannini, 21enne all’epoca dei fatti, si trovava a casa della fidanzata Martina, a Ladispoli. Era la notte del 17 maggio quando fu raggiunto da un colpo di pistola sparato dalla Beretta di Antonio Ciontoli. La morte secondo la perizia sarebbe giunta a causa dei ritardi e delle omissioni che avrebbero permesso l’insorgere dell’ emorragia.
A repentaglio ci sarebbe stata la carriera militare del padre di Martina. Ecco a cosa si attribuirebbe la falsa testimonianza dell’uomo, che, invece di parlare di un colpo di pistola, come ragione del ferimento avrebbe fatto cenno alla punta di un pettine
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