La composizione del nuovo esecutivo e i dossier più importanti. Giorgia Meloni torna a parlare. La Premier in pectore decide di rispondere alle domande dei giornalisti, che le chiedono di uno scontro in atto col Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi sul tema Pnrr.
“Nessuno scontro con Mario Draghi…spirito costruttivo per diche che dobbiamo fare ancora meglio”. Così la leader di FDI poco prima di entrare alla Camera dei Deputati.
Giacca rossa, pantalone nero, occhiali scuri, scarpe sportive. Intorno alle 13, Giorgia Meloni, arriva a bordo della consueta Fiat 500 bianca, alla Camera dei Deputati. Ingresso di Via della Missione. Routine rispettata anche in questo caso. Eppure questa volta il Premier in pectore rompe il silenzio dietro al quale si era trincerata dal giorno dopo la notte elettorale. Giorgia Meloni infatti va oltre il cortese buongiorno riservato ai giornalisti, che quotidianamente attendono il suo arrivo a Palazzo. “Questa è una giornata di lavoro sui dossier delicati, per essere pronti il prima possibile.” Da li la domanda successiva è inevitabile. Esiste uno scontro sul Pnrr con Mario Draghi? Ed arriva la risposta, tesa a stemperare. Ma forse non del tutto. “Non mi pare che ci sia uno scontro con il premier, ma il governo scrive nella Nadef che entro la fine dell’anno noi spenderemo 21 miliardi dei 29,4 che avevamo e quindi, lo diciamo con spirito costruttivo per dire che dobbiamo fare ancora meglio”.
Spirito costruttivo. Fare ancora meglio. Semplicemente questo. Giorgia Meloni dunque preferisce non alimentare quelle polemiche che già nella giornata di ieri, mentre l’esecutivo nazionale di FDI era riunito in via della Scrofa, erano state fatte trapelare proprio sulla gestione del dossier Pnrr. Mario Draghi aveva convocato una cabina di regia, maggioranza invitata, ma non quella col partito di Giorgia Meloni chiamata a guidare il Paese tra qualche giorno. Subito dopo l’incarico formale da parte del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ovviamente prima dell’incarico formale, occorre avere pronta la squadra di ministri. E Giorgia Meloni, pare che sul dossier più importante quantomeno per una mera questione di tempi, abbia qualche problema. Governo politico, nomi di tecnici e richieste degli alleati.
Governo, Isabella Rauti (FDI) sulla lista dei ministri “No veti, ma trattative”
Archiviata, dopo le dichiarazioni arrivate dai meloniani proprio durante la riunione del partito, la parola veti. Ogni riferimento a Matteo Salvini e al Viminale, era ed è puramente casuale!. Siamo infatti alla trattative. Come ha confermato la senatrice Isabella Rauti proprio oggi ai microfoni di Mattino, su Radio 24: “Nessuna casella può essere scelta da sola. Veti non ce ne sono, ci sono delle trattative, dei confronti in corso”. Solito refrain insomma. Riconoscimento di figure di livello, senza usare la lista dei ministri per risolvere beghe interne al partito, anzi ai partiti. Anche perchè, a conferma di questa tesi, proprio nel tardo pomeriggio di ieri, attraverso la solita nota ufficiale, proprio il segretario della Lega si dichiarava “pronto ad un incarico di governo con esponenti dell’industria, del commercio e dell’agricoltura”. Inevitabile e immediata la considerazione di cronisti e retroscenisti di palazzo: Meloni ha vinto, Salvini ha perso anche in questo caso, e alla fine non otterrà gli Interni, magari proprio in virtù di quella questione di opportunità, che sempre ieri da FDI, aveva sollevato il capogruppo in Senato, Ciriani.
In attesa intanto dell’ennesimo borsino dei nomi di chi sale e di chi scende nella lista dei ministri, appare sempre più chiaro il timing dell’avvio della nuova legislatura. Quella dimezzata o meglio asciugata dopo la riforma. Convocazione per i 400 deputati e i 200 senatori giovedì 13 ottobre alle ore 10. La prima mossa, stando alle procedure, dovrà essere quella dei gruppi che dovranno indicare i nomi dei presidenti di Camera e Senato. Ecco, anche in questo caso pare proprio che Giorgia Meloni non abbia ancora sciolto il nodo. Questione altrettanto delicata evidentemente, all’interno della coalizione e degli equilibri, a tratti precari, del centrodestra.