La nota trimestrale dell’Istat diffusa questa mattina racconta una situazione italiana molto delicata. Con una pressione fiscale in aumento e il potere d’acquisto delle famiglie che cala sistematicamente. L’istituto di statistica dice che si tratta di una flessione lieve, nonostante l’impatto negativo dell’aumento dei prezzi.
Ma intanto, il tasso di risparmio delle famiglie è diminuito di 2-3 punti percentuali. Cosa significa questo per noi cittadini? A Free.it Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Il caro bollette e l’inflazione stanno mettendo a dura prova famiglie, aziende e anche i comuni. Che fanno fatica a pagare i conti e chiedono al governo di intervenire con 1 miliardo di euro. E’ l’Unione Consumatori a protestare per questa richiesta. Perché la priorità, secondo l’associazione, va alle famiglie in difficoltà.
Gli ultimi dati dell’Istat dicono che il potere d’acquisto delle famiglie si sta riducendo. Cosa significa?
“Secondo l’Istat, nel secondo trimestre 2022 il potere d’acquisto delle famiglie è sceso dello 0,1% rispetto al trimestre precedente. Questo è un dato grave e preoccupante. Anche se per ora la caduta è lieve, in futuro la situazione non può che peggiorare. L’inflazione alle stelle sta progressivamente erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e dopo averne rallentato la crescita, ora si è arrivati in territorio negativo”.
Cosa bisogna fare?
“Servono interventi che ripristino la capacità di spesa degli italiani, messi a dura prova dal caro bollette e dal carovita. Provvedimenti sia di carattere strutturale, come la scala mobile all’inflazione programmata, che chiediamo da anni. Per adeguare gli stipendi al costo della vita senza innescare la spirale stipendi-inflazione, sia una tantum ed immediati, come la ripetizione del bonus di 200 euro del Governo Draghi per i redditi sotto i 35 mila euro. Bonus che va triplicato e portato a 600 euro. Le famiglie, infatti, vanno aiutate subito, altrimenti molte non riusciranno a pagare le stangate della luce e del gas da qui a fine anno”.
Tra le opzioni in campo c’è quella di ridurre l’iva. Cosa ne pensa?
“E’ certo meglio aumentare il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti, che ridurre l’Iva al 4% sui soli alimentari, provvedimento che non solo teoricamente riguarderebbe tutti.
Riguarderebbe anche i più benestanti, disperdendo così risorse scarse, ma che concretamente andrebbe a vantaggio solo dei commercianti, dato che se ne guarderebbero bene dal cambiare i prezzi per un ritocco così basso del 3,846%”.
Ieri c’è stato uno scontro a distanza con l’Anci, che chiede 1 miliardo per pagare le bollette dei comuni. Cosa avete risposto?
“Secondo l’Anci, bisogna cominciare a ragionare su 1 miliardo in più per i comuni da qui a fine anno. Altrimenti si rischia di tenere parti delle città al buio, spegnere completamente le luci sui monumenti. Basta soldi ai comuni! Le famiglie e le imprese sono ridotte sul lastrico e le risorse vanno concentrate su questa priorità. I comuni possono anche spegnere le luci delle città, dato che non c’è alcuna correlazione statistica tra luminosità e criminalità. E per la sicurezza stradale non serve illuminare a giorno le strade. Non parliamo poi dei monumenti. Per un anno faremo a meno di illuminarli”.
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