La leader di Fratelli d’Italia lavora alacremente nel silenzio delle stanze dei bottoni per mettere al sicuro il Senato. La Camera alta del Parlamento è fondamentale per l’approvazione delle leggi che ha in mente Giorgia Meloni.
Mentre la Lega va incontro al suo destino con un possibile avvicendamento al vertice in concomitanza con il prossimo congresso, si avvertono fibrillazioni in quota Forza Italia. Nel partito di Silvio Berlusconi si registra un particolare attivismo di Licia Ronzulli, una delle “pasdaran” dell’ex Cavaliere; adesso scalpitante per prenotarsi un posto da ministro.
Alla luce di queste premesse, nella formazione del governo Giorgia Meloni si sta muovendo con passo felpato, tenendo in considerazione anche quelle che potrebbero essere le prese di posizione del Quirinale. Tecnici sì, tecnici no. Anche questo aspetto è uno dei dilemmi da sciogliere al momento al vaglio della Meloni, in concertazione con gli alleati.
Giorgia Meloni e il nodo delle presidenze delle Camere
Importanti in queste ore saranno le scelte dei nomi destinati alle presidenze di entrambe le Camere. Dai rumors sembra che la leader di FdI prediliga un uomo di fiducia a Palazzo Madama. In particolare circola il nome di Ignazio La Russa. Mentre per Montecitorio quello di Calderoli in quota Lega. Al riguardo sembra essersi consumata una faida all’interno del Carroccio, con Salvini che avrebbe opposto un niet a Giancarlo Giorgetti, ribadendo sul punto il carattere sovrano della sua decisione. Ma pure il nome di Riccardo Molinari non viene ancora scartato. Nella logica delle cose apparirebbe allora naturale una contropartita per Forza Italia, a cui andrebbero ministeri di peso. Per esempio quelli degli Interni e degli Esteri ad Antonio Tajani, in queste ore anche lui estremamente dinamico. Intanto Giorgia Meloni ha fatto capire di avere fretta di chiudere per affrontare i dossier più preoccupanti di questo periodo. Per procedere senza intoppi durante la legislatura, la Meloni ha però bisogno di blindare il Senato, dove la differenza dei numeri tra maggioranza e opposizione è più esigua che alla Camera dei Deputati. “Bisogna cercare di fare presto – avrebbe riferito la vincitrice delle ultime elezioni – ci sono troppe scadenze importanti”.
Formazione del governo: il caso Ronzulli
La sistemazione delle tessere al posto giusto potrebbe incontrare ostacoli con Licia Ronzulli. La fedelissima di Berlusconi avrebbe una fiche da incassare, ma l’opposizione della Meloni le sbarrerebbe la strada per il Ministero della Sanità. La Ronzulli nutre forti speranze di farcela proprio perché sostenuta dal leader di Forza Italia. Per lei Berlusconi avrebbe puntato i piedi, dimostrando di tenere alla sua presenza in Consiglio dei Ministri più che a quella di Tajani. Inoltre nell’aria si avvertirebbe il sicuro disappunto della senatrice in caso di attribuzione di ministeri di seconda fascia. Ragion per cui potrebbe anche finire a presiedere il gruppo dei senatori di FI a Palazzo Madama. Susciterebbe invece qualche sospetto l’attuale interdizione in corso tra Giorgia Meloni e Roberto Cingolani.
Quest’ultimo potrebbe essere preso in considerazione per una sua permanenza nell’esecutivo, o tutt’al più nell’ambito di uno spacchettamento del Ministero attualmente da lui presieduto. Un’altra fonte di polemica potrebbe riguardare anche l’insistenza del leader del Carroccio di ottenere il Ministero degli Interni, anche se a tal proposito Salvini sembrerebbe rassegnato ad andare all’Agricoltura con al massimo un ruolo di “vice-premier”. Completano il quadro le indiscrezioni circolanti sulla possibilità della nascita di un governo a maggioranza tecnica. La cosa non sarebbe stata presa bene dalla Meloni, la quale ha invitato tutti a maggiore cautela: “Leggo cose surreali che poi dovrei commentare, consiglierei prudenza”. Eppure tra i nomi dei tecnici finiti nel bussolotto del futuro capo dell’esecutivo, ci sarebbe pure quello Carlo Nordio per la Giustizia.