È un triste addio per molti dei parlamentari non rieletti dopo le elezioni del 25 settembre. Un esodo tra saluti, commozione e l’ultimo caffè, a prezzo scontato, alla buvette.
Sono tanti quelli che dal 26 settembre hanno riordinato la propria scrivania, messi gli oggetti più cari negli scatoloni e stamattina di buon ora hanno lasciato gli uffici carichi di nostalgia e incertezze per il prossimo futuro.
Si tratta di tutta quella schiera di parlamentari e ministri non rieletti, per cui “Montecitorio finisce qui“, usando un jingle nella memoria di tutti. Alcuni sono volti noti, altri più sconosciuti, ma tutti hanno lasciato su quei banchi un pezzo di cuore, oltre che uno stipendio non indifferente. L’esodo assomiglia a quello dell’addio alle vacanza con gli occhi lucidi di nostalgia e un punto interrogativo sull’inverno che ci sarà: “Ora che non avrò più niente da fare verrò alla Camera molto di più“.
Si salutano le guardarobiere, i commessi, che pur con un lavoro meno “prestigioso” il posto fisso lo tengono, e di quelle facce dal sorriso triste ne hanno viste molte nel corso degli anni. “Onore’, quando passa da qui il cappuccino glielo offro io se non avrà trovato un altro lavoro“, dice il barista della buvette, mentre serve gli ultimi caffè che seppur a prezzo scontato, hanno l’amaro sapore della sconfitta.
“Sappiatelo, il caro energia farà aumentare le rette per gli anziani negli ospizi” dice il leghista Paolin elargendo gli ultimi consigli sperando nella loro utilità. Oppure chi sente la nostalgia anche degli, “ora”, amatissimi nemici: “Ah, quante ce ne siamo dette e quante ce ne siamo fatte, ma in fondo ci siamo voluti bene“. Poi chi, come Davide Tripiedi del M5s chi ricorda con nostalgia il passato: “13 anni fa, al freddo di un gazebo in Brianza, iniziava il mio percorso politico…“.
Sono queste le immagini dell’ultimo arrivederci come ricorda il ministro D’Incà: “Questo è il mio ultimo intervento“, che si sono riuniti dopo la convocazione del presidente di Montecitorio, Roberto Fico, anche lui ormai fuori, per il saluto conclusivo. Un saluto fatto di selfie ricordo, e di domande, sempre le stesse: “E io che cosa farò? E tu che cosa farai?“.
Sono circa sessanta quelli radunati per il saluto da Fico che chiede ai presenti se qualcuno vuole intervenire, la risposta “Sì” è corale. Nessuno vorrebbe muoversi da quella che per 5 anni è stato un rifugio, un lavoro. La leghista Federica Zanella ricorda: “Ho ottenuto buoni risultati, come il reato di sexting e revenge porn“. Poi però sugli schermi dell’aula compare la scritta: “La Camera sarà convocata a domicilio“. Per gli onorevoli ex significa che, ormai, potranno vederla soltanto da casa.
Luigi Di Maio, Teresa Bellanova e Gianluigi Paragone. Emma Bonino, Lucia Azzolina, Simone Pillon. I risultati usciti dallo spoglio dei voti di domenica non hanno riconfermato alcuni nomi molto conosciuti della politica italiana, tra habitué decennali di Montecitorio e Palazzo Madama e protagonisti degli ultimi governi. Per loro adesso si aprono diverse strade, tra chi continuerà a lavorare come politico in attesa delle prossime sfide elettorali e chi invece sta già pensando di rientrare nei panni civili indossati prima di sbarcare in Parlamento
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