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Attualità

Guerra Ucraina, intercettazioni choc dei soldati russi | “Ci stanno mandando al macello”

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Ludovica Allegri

Il “New York Times” ha pubblicato alcuni racconti verificati, ottenuti dalle chiamate dell’intelligence di Kiev, dove si mostra l’altra faccia dei militari russi. Soldati mandati al macello e le stragi dei civili. Una lettura tragica dalle voci dei soldati russi in prima linea

C’erano 400 paracadutisti e ne sono sopravvissuti soltanto 38, perché i nostri comandanti ci mandano al macelloPutin è un pazzo, vuole conquistare Kiev, ma non riusciamo a farlo”. “Metà del nostro reggimento è stato ucciso”. “Abbiamo ricevuto l’ordine di uccidere tutti gli ucraini che incontriamo”. “Quanto torno a casa mi dimetto, vaffanculo l’esercito”. “L’offensiva è in stallo, stiamo perdendo la guerra”. Racconti agghiaccianti, tumultuosi di uno stato d’animo che davanti a una strage di proporzioni simili non poteva non sconvolgere il cuore.

Sono queste le voci dei soldati russi al fronte in Ucraina, nelle disperate telefonate che hanno fatto a familiari ed amici in Russia. Confidenze intercettate che svelano l’altra faccia della strage di Bucha e non solo. 

Soldati scavano trincee

La tragica realtà nelle parole dei soldati al fronte

Conversazioni intercettate e pubblicate dal “New York Times”, che danno un quadro dell’invasione ben diverso da quello presentato dal Cremlino, sia sull’andamento dell’intervento militare di Mosca, sia sui sentimenti delle truppe di Putin. Un quadro che trasmette la sensazione di un crescente dissenso nei confronti del presidente russo e del conflitto. Confermato dalla fuga di massa dei chiamati alle armi dalla recente “mobilitazione parziale”. 

Non a caso sarebbero 175mila che avrebbero già lasciato il Paese, terrorizzati dall’ipotesi di indossare un’uniforme, su 300mila richiamati per essere arruolati e rinforzare in questo modo un’esercito che sta subendo gravissime perdite dalla resistenza ucraina. 

L’assedio delle città ucraine dalle parole dei soldati

Le telefonate fatte di nascosto alla famiglia

Le parole riportate e verificate dal prestigioso quotidiano americano, sono quelle raccontate dai soldati solo nelle prime settimane del conflitto, quando nel pensiero del leader del Cremlino, l’Ucraina avrebbe ceduto in meno di un mese. Si può solo immaginare quale sia ora la situazione sul campo di battaglia con truppe stanche e piene di disprezzo per la loro leadership politica e militare

La linea dura riportata nei massacri alla popolazione ucraina, nelle fosse comuni, nelle elezioni truccate, sono la stessa moneta con cui vengono pagati i soldati russi costretti perfino fare telefonate di nascosto dalle trincee, da nascondigli improvvisati, dalle case occupate di Bucha, teatro di cruciali combattimenti, violazioni dei diritti umani e veri e propri massacri di massa della popolazione civile ucraina.

Le menzogne di una storia costruita per il mondo occidentale

Telefonate assolutamente non autorizzate che raccontano di paura e di i soldati che le fanno per sentire la voce della moglie, delle madri e dei padri che li hanno visti partire, per placare lo sconforto di una guerra ben diversa da quella raccontata da Mosca. 

Ca**o”, dice un soldato di nome Ivan. “Ci sono corpi che giacciono sulle strade. Corpi di civili. È pazzesco”. “Sulla strada?“, chiede il suo interlocutore in Russia. “Sì. E viene rubato di tutto dalle case. Tutto il denaro. E i miei compagni sono tutti ubriachi. Lo fanno tutti qui”. Un altro soldato di nome Aleksej afferma: “Nessuno ci aveva detto che stavamo andando in guerra. Ci hanno avvertito soltanto il giorno prima. Credevamo che fosse un addestramento. Ci hanno imbrogliato come bambini. Sono dei bastardi”.

Le intercettazioni ucraine messe a disposizione della stampa

A intercettare le chiamate è stato il servizio di intelligence ucraino, che ora ha messo parte di questi dialoghi a disposizione dell’autorevole giornale americano, che li ha verificati con i propri reporter ed esperti per stabilirne l’autenticità, prima di pubblicarli. Un linguaggio forte, come avverte il “New York Times” ai propri lettori, con descrizioni crude di una realtà che sembra così lontana dal mondo occidentale”

Mamma, penso che questa guerra sia la decisione più stupida mai presa dal nostro governo. Cosa dice Putin? Quando metterà fine a questa cazzata?”. La madre lo informa che secondo il presidente tutto sta andando secondo i piani. “Si sbaglia completamente”, commenta il figlio. “Non possiamo prendere Kiev”, dice il soldato Aleksandr. “Riusciamo solo a conquistare qualche villaggio, e basta. Volevano prendere l’intera Ucraina in un solo grande attacco e non è andata per niente così”.  Dice il soldato Sergej alla fidanzata: “Vogliono ingannare la gente in tivù con frasi come ‘va tutto bene, non c’è alcuna guerra, è solo un’operazione speciale’, ma la realtà è che è una fottutissima guerra”. Dice senza mezzi termini il soldato Evegnij: “Stiamo perdendo”.

La disperazione dei soldati russi nelle telefonate intercettate

L’appoggio potente della Nato sottolineato dai soldati russi

Sono ore e ore di conversazione che dipingono una Russia militarmente in ginocchio e poco preparata ad affrontare una resistenza. La nostra artiglieria bombarda le nostre posizioni. Ho pensato che per noi fosse la fine. Alcuni hanno preso i giubbotti antiproiettili dal corpo degli ucraini morti e ora li indossano. Il materiale della Nato è migliore del nostro”. Il soldato Egor a un parente: “Un terzo del mio reggimento è stato ucciso”.

E poi ancora il soldato Nikita: “Il sessanta per cento del mio reggimento è morto”. Il soldato Evgenij alla madre: “Del mio reggimento sono rimasto soltanto io”. Il soldato Sergej: “C’erano 400 paracadutisti e ne sono sopravvissuti soltanto 38, perché i nostri comandanti mandano i soldati al macello”.

L’orrore dei morti descritto con le parole

Non mancano descrizioni e testimonianze delle stragi di civili ucraini. “Li abbiamo detenuti, li abbiamo fatti spogliare e poi bisognava prendere una decisione su cosa fare di loro”, racconta il soldato Sergej alla propria ragazza. “Se li avessimo lasciati andare, avrebbero potuto rivelare le nostre posizioni. Così è stato deciso di portarli nel bosco e fucilarli”. “Gli hai sparato anche tu?“, domanda la ragazza. “Certo che gli ho sparato”. “Non potevate prenderli come prigionieri?” “Avremmo dovuto dare loro da mangiare e non abbiamo abbastanza da mangiare nemmeno per noi”.

Lo stesso Sergej parla poi con sua madre: “Sono entrato nel bosco e ho visto un mare di cadaveri in abiti civili. Un mare. Non ho mai visto tanti morti in tutta la mia fottuta vita”. Di nuovo Sergej alla sua ragazza: “Ci hanno dato ordine di sparare ai civili a vista. Di uccidere ogni civile che incontriamo e poi nascondere i corpi nella foresta. Sono diventato un assassino”.

Alcuni soldati russi fatti prigionieri

La guerra delle menzogne

L’umore delle truppe è quello riportato dalle migliaia di ore registrate. I soldati sono demoralizzati, arrabbiati, impauriti. Un mio compagno piange, un altro vuole suicidarsi”, dice il soldato Andrej a un amico. “Non ne posso più”. Altri parlano di lasciare l’esercito appena tornati a casa e di impedire a familiari e figli di arruolarsi. Le ultime parole di Sergej alla madre smentiscono poi tutta la propaganda di Putin: “Mamma, non ci sono fascisti qui in Ucraina. Tutta la guerra è basata su menzogne. La gente di qui viveva in modo normale, come noi in Russia. E ora si nascondono nelle cantine. Non c’era bisogno di questa guerra”.

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