Elezioni 2022. Da questa mattina c’è chi festeggia e c’è chi deve ingoiare il boccone amaro di un risultato disastroso. La Lega e il Pd, soprattutto, che hanno registrato il peggior risultato della loro storia politica. Ora tocca fare i conti all’interno dei rispettivi partiti.
Intanto, Giorgia Meloni deve capire come riuscirà a formare un governo stabile. A Free.it Nadia Urbinati, analista e docente di teoria politica alla Columbia University.
Il voto del 25 settembre ha proclamato vincitrice indiscussa Giorgia Meloni, che porta la coalizione dei centrodestra al governo. Nonostante il risultato clamorosamente basso della Lega. Ancora una volta, però, fa riflettere il dato dell’astensionismo. Nonostante una partenza che faceva ben sperare, l’affluenza è poi scemata fino a crollare di ben nove punti rispetto al 2018. In Italia, si è toccati il 63,95% ed è un nuovo minimo storico. Chi non ha votato, ha deciso di non scegliere. A Free.it Nadia Urbinati, analista e docente di teoria politica alla Columbia University.
Come commenta i risultati elettorali?
“E’ innegabile che Fratelli d’Italia abbia ottenuto un risultato molto buono e ha raggiunto percentuali mai toccate. Però c’è anche da dire che, nel complesso, lo sfondamento della destra non c’è stato, soprattutto grazie al pessimo risultato della Lega. Mentre Forza Italia, tutto sommato, ha tenuto la sua base elettorale, non ci si aspettava niente di più e niente di meno”.
Giorgia Meloni sarà la prima donna prima ministro in Italia. Che impatto avrà questo in Europa?
“Simbolicamente questa vittoria di Meloni ha un grosso impatto in Europa. I vari Paesi si chiedono che impatto avrà, che trascinamento avrà. E’ una donna carismatica, ma è estrema destra, non è populismo. E’ la rappresentante di un partito di lunga tradizione che ha cambiato nome, faccia, ma sempre quello è. Ed è un partito di destra. I giornali internazionali questa mattina lo scrivono.
L’Italia non sta vivendo più la stagione populista, ma una di estrema destra autoritaria. Portata avanti da una donna. Le caratteristiche di questa nuova destra sono legate tutte al tema demografico. E quindi le politiche hanno tutte, come impronta, l’esaltazione della maternità e del lavoro a tutti i costi. Sono due forme autoritarie della dimensione sociale riproduttiva”.
E negli Stati Uniti, come la leggono questa vittoria?
“La stampa americana segue da settimane la campagna elettorale e ha speso già molte parole su Giorgia Meloni. Questa mattina i giornali parlano della sua vittoria come della vittoria di un partito post fascista, lo scrive il Washington Post. La Cnn ha detto che le sue politiche, come dicevo prima, sono tipiche della retorica dell’estrema destra. Sottolineano che “mette apertamente in discussioni i diritti LGBTQ+ e sull’aborto, che appare ossessionata all’idea che i valori tradizionali e il modo di vita siano sotto attacco per tutta una serie di cose dalla globalizzazione ai matrimoni omosessuali”. Poi, certamente, si parla dell’elezione di una prima donna italiana come presidente del consiglio. Diciamo che il mondo resta a guarda con occhi preoccupati”.
Dal suo punto di vista, sarà un governo solido?
“Vediamo se, come e in quanto tempo riusciranno a formare un governo. Il problema è l’enorme distanza tra la vincitrice e i suoi alleati.
Per cui Salvini, che notoriamente ha manie di leadership, che si ritrova con un 8% potrebbe creare problemi. Temo che i motivi di litigio all’interno della coalizione siano parecchi, che lo ammettano o no. Non è escluso che ci sarà una maggioranza per nulla facile da mantenere”.
Ora a sinistra si devono fare i conti dopo un risultato disastroso. Quanti e quali errori ci sono
“Da mesi lo diciamo. Il Pd ha sbagliato a costruire le alleanze. Basti vedere che tutto l’arcipelago della non destra, che va dal centro fino alla sinistra radicale, ha preso insieme più voti che il centrodestra uniti. Questo dimostra, ancora una volta, che la frammentazione non porta da nessuna parte. Finché non si riesce a comprendere che le coalizioni, soprattutto con questo tipo di legge elettorale, sono necessaria”.
Secondo lei Enrico Letta deve lasciare la guida del Pd?
“Secondo me no. Il Pd deve fare un congresso. Ritengo che quello che ha detto Prodi qualche giorno fa. Un partito che non ha mai fatto un congresso dal momento della sua fondazione non può funzionare. E’ necessario per il Pd un momento di riunione generale per discutere le linee e le leadership”.
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