Il discorso di Putin che 48 ore fa annunciava la mobilitazione parziale della Russia, porta con se grandi preoccupazioni. Da Mosca continua ad arrivare l’intimidazione nucleare. Ieri è stato ancora il capo del consiglio di sicurezza del Cremlino, Medvedev a minacciare di usare l’arma nucleare tattica in Ucraina. Oggi, intanto, cominciano i referendum nelle regioni separatiste del Donbass che dovrebbero sancirne l’annessione alla Russia.
Si voterà mentre si combatte, senza sapere quanti saranno i votanti e chi vigilerà sulla correttezza. Ma proprio dal risultato potrebbe derivare l’uso o meno dell’arma nucleare tattica. Ma cos’è? E qual è il rischio reale? Al quotidiano online Free.it Marco di Liddo, analista militare del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.
Oggi nel Donbass cominciano i referendum per dichiarare le repubbliche separatiste e altre zone del territorio ucraino pezzi della Russia. Se, come è certo, saranno approvati, il rischio che venga usata l’arma nucleare tattica diventa più forte. Che nesso c’è? Putin sta bluffando? Lo abbiamo chiesto a Marco di Liddo, analista militare del Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali.
Che cos’è la bomba tattica nucleare?
“Quando si parla di bomba tattica nucleare si parla di una bomba atomica dal ridotto potenziale, dalla ridotta potenza esplosiva, il cui impiego è riferito al campo di battaglia. Per capire questo concetto, dobbiamo fare il paragone con gli ordini nucleari strategici, che hanno una funzione diversa. Cioè hanno il compito di colpire il nemico a diverse migliaia di chilometri di distanza, di colpire obiettivi strategici come siti industriali, complessi militari.
O addirittura grandi città, al fine mettere il nemico in ginocchio totalmente. Queste sono le bombe strategiche nucleari. Sono quelle che partono dalla Russia e colpiscono, per dire, gli Stati Uniti, o la Francia, o l’Italia. Hanno il compito annientare totalmente il nemico colpendo gli obiettivi di valore strategico più importante. La bomba tattica nucleare, invece, si focalizza sul campo di battaglia quindi su un obiettivo tattico, che si trova su un teatro specifico di operazioni militari. E ha un potenziale distruttivo ridotto”.
Perché si parla di questa tipo di bombe?
“Si sta parlando di questo dopo il discorso di Putin e dopo che è stato annunciato il referendum per l’annessione nelle repubbliche separatiste. E quasi certamente il risultato ne certificherà l’annessione alla Federazione russa. A questo punto, quindi, non si parlerà più di territori ucraini occupati dai russi, bensì di territorio russo a tutti gli effetti. Proprio come accaduto in Crimea. Adesso Putin vuole annettere ufficialmente Lugansk, Donietsk, Zaporižžja e a Kherson. A questo punto, però, cambiano le regole del gioco”.
Cioè?
“A questo punto, se gli ucraini attaccano il territorio russo in forze, e quindi vanno a conquistarlo. Quindi, violano e compromettono l’integrità territoriale di quelle zone e quindi della Federazione russa. Per scongiurare o frenare questo tipo di attività, i russi, secondo la loro dottrina, possono utilizzare anche l’arma nucleare tattica. Bisogna essere chiari su una cosa: la regolamentazione delle armi atomiche è stabilita dalla dottrina militare è molto precisa e prevede delle fattispecie concrete”.
Quali sono queste fattispecie?
“È previsto l’uso dell’arma nucleare, per esempio, se c’è una minaccia esistenziale allo Stato. Può essere usata, per esempio, in risposta a un attacco nucleare subito. In altri casi c’è addirittura la possibilità di un bombardamento preventivo, nel momento in cui uno Stato sa che sta per subire un attacco nucleare. E lo sa tramite l’intelligence o sistemi di rilevamento.
In quel caso può decidere di far partire l’attacco prima, proprio per evitare di subirlo. E poi l’altra fattispecie è la violazione dell’integrità territoriale. Naturalmente, i primi tre casi che ho citato riguardano le armi nucleari strategiche. Quelle, per capire, lanciate su Hiroshima e Nagasaki. L’ultimo caso, quello dell’integrità territoriale, si riferisce anche alle armi nucleari tattiche”.
In questi giorni, molti dicono che Putin sta bluffando, perché la Russia ha già subito attacchi sul suo territorio. È così?
“È corretto, la Russia ha già subito degli attacchi a Belgorod e in Crimea. Ma una cosa è subire un bombardamento, cioè che ti lancia missile su un singolo obiettivo. O usa un aereo, un drone kamikaze, eccetera eccetera. Diverso è avanzare in ferze e invadere un territorio per conquistarlo. Quindi, la discriminante per l’uso dell’armata tattica nucleare non è il subire un attacco e basta. Ma è subire un attacco armato che prevede la decurtazione del territorio.
Ovvero la violazione dell’integrità territoriale. Quindi, la minaccia di Putin non è un bluff. Proprio perché ci sono i referendum che faranno diventare quelle aree territorio russo. E perché la Russia dal punto di vista militare convenzionale è in grande difficoltà E deve fare questa mossa per ribilanciare l’equilibrio del conflitto”.
Sui social e sui media si parla della minaccia nucleare e la gente è spaventata. Secondo lei il timore di un bombardamento con l’arma tattica nucleare è concreto?
“Assolutamente sì, il rischio c’è. Non voglio suonare allarmistico, però noi non possiamo far finta di niente. Il mio lavoro di analista è anche quello di fare anche una sorta di quotazione del rischio , di quantificare un rischio. E in questo momento il rischio non può essere sottostimato. Perché il contesto fa in modo che si creino tutte le condizioni affinché i russi possano usare quell’arma. Attenzione, questo non vuol dire che la useranno sicuramente. Però, ribadisco, ci sono tutte le condizioni”.
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