Giorgia Meloni è la leader politica più chiacchierata degli ultimi tempi, la donna ha diviso l’opinione pubblica. Compresi gli artisti.
Giorgia Meloni si prepara a chiudere la campagna elettorale. L’ha fatto nei giorni scorsi a Piazza del Popolo, in attesa del silenzio elettorale per poi arrivare alla volata finale: l’esito il 25 settembre, ma la coalizione di Centro Destra appare fiduciosa. I sondaggi sembrano essere benevoli, ma l’ultima parola spetta alle urne. Questa consapevolezza, tuttavia, non impedisce alla Presidente di Fratelli D’Italia di chiosare nel miglior modo il proprio cammino di propaganda.
Il giro per la Penisola, con la presenza nei talk show e nelle principali piazze italiane, sembra aver dato i frutti sperati. Non mancano, tuttavia, le polemiche legate alla condivisione di alcuni brani che sembrano essere andati di traverso agli esecutori. La polemica è servita: comincia tutto con Ligabue che viene immischiato indirettamente in un comizio della Lega Salvini Premier.
Giorgia Meloni e gli artisti, la polemica divampa in Rete: il caso Pino Insegno
Nel giro di poche ore parte il comunicato ufficiale “Giù le mani da Radiofreccia” che diffida formalmente il leader del Carroccio all’utilizzo di brani legati all’opera o al cantautore di Correggio. La strigliata – in qualche maniera – arriva dopo la domanda retorica di Giorgia Meloni risalente a qualche settimana prima: “Possibile che non c’è nessun artista in giro disposto a supportarci?”. Una provocazione che prende le mosse dall’assunto secondo cui gli artisti schierati lavorerebbero meno.
Appena concluso questo corollario arrivano i primi contatti con Pino Insegno, noto doppiatore italiano, che ha presentato l’ultimo comizio elettorale di FDI con uno stile profondo dai toni epici. Ha citato un celebre film da lui doppiato, sembrava esserci un’atmosfera quasi favolistica: la trovata finisce sul Corriere della Sera e divide l’opinione pubblica tra sorpresa e polemiche. Allora la palla passa a Pupo, Enzo Ghinazzi per l’anagrafe, che ringrazia formalmente chiunque voglia usare le sue canzoni durante le campagne politiche: è aperto a qualunque tipo di collaborazione.
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In questo andirivieni di pareri, idee e posizioni, gli artisti si sentirebbero ulteriormente in difficoltà. Il rischio è che passi il messaggio che lavora soltanto chi si schiera, Laura Pausini docet: il caos dovuto alla mancata esecuzione di “Bella Ciao” insegna. L’arte entra nella campagna elettorale, ma non nelle priorità di Governo. Visto che gli artisti, durante la pandemia, sono stati spesso considerati fanalino di coda. Manifestazioni di piazza hanno cercato di arginare questa tendenza, ma sembra che non siano bastate.