Con la guerra in Ucraina a una possibile ulteriore svolta negativa, si allontana la possibilità di trovare un accordo. E dunque di riportare i mercati a una condizione di equilibrio. Con Mosca impegnata nella mobilitazione parziale del Paese, secondo gli analisti è molto probabile che Gazprom taglierà le forniture in Europa.
Ciò poterà a nuovi aumenti sul prezzo di gas ed energia elettrica. E a cascata su tutti gli altri comparti. Ecco quanto spenderà in più una famiglia tipo. Al quotidiano online Free.it Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons.
L’Ue sta ancora discutendo del così detto price cap, cioè del tetto al prezzo del gas in Europa. Ma un accordo tra i 27 Paesi sembra ancora lontano. Intanto, però, le bollette che arriveranno a ottobre saranno ancor più salate. Con l’inflazione alle stelle, i rincari stanno colpendo il settore alimentare, ma non solo. Quali prodotti sono aumentati di prezzo? Quanto spenderemo? A Free.it Gianluca Di Ascenzo, presidente del Codacons.
Cosa ci aspetta in questi mesi?
“Purtroppo i prezzi continuano ad aumentare e le cose potranno anche peggiorare. Nel solo mese di agosto il prezzo dell’energia è aumento del 135% e per ottobre sono previsti ulteriori rincari. Inoltre, con l’evoluzione della guerra in Ucraina di questi giorni le cose diventano ancora più incerte. Il problema non è solo il prezzo del gas e dell’energia elettrica, ma il rincaro che si estende a cascata su tutto il resto. Basti pensare che, su base annua, il costo della pasta è cresciuto del 25%”.
Su cos’altro avete calcolato un aumento spropositato?
“Un po’ su tutti i prodotti della filiera agroalimentare. Ad esempio, l’olio di semi è rincarato del 62,2% ed il burro del 33,5%, la farina del 23%. Ma anche il gelato, +17% e le patatine fritte del17%. L’aumento dei prezzi non ha investito solo il comparto alimentare, ma anche tutti gli altri settori. Gli elettrodomestici costano mediamente il 20,8,% in più, mentre macchine fotografiche e videocamere aumentano del 23,8%. Gli apparecchi per la telefonia fissa salgono del 19,2%, i servizi postali del 6,4%”.
In totale, a quanto ammonterà la spesa per le famiglie?
“Considerando la situazione attuale e l’inflazione, una famiglia tipo dovrà sborsare +2.580 euro su base annua. Si tratta una cifra insostenibile. Possiamo addirittura dire che, oramai, alcuni servizi e prodotti finora di largo consumo stanno diventando un lusso per ricchi. E, come dicevo prima, ci aspettiamo un ulteriore peggioramento tra l’autunno e l’inverno.
Già a inizio ottobre sono attese bollette con ulteriori rincari. Perciò, davvero auspichiamo che il governo che sarà eletto sia pronto ad intervenire per aiutare famiglie e imprese”.
Cosa deve fare il governo?
“E’ necessario un immediato intervento sui prezzi dei beni di prima necessità, a partire dagli alimentari. Crediamo che, per prima cosa, sia fondamentale tagliare l’Iva, in modo da determinare una immediata riduzione dei listini al dettaglio e un alleggerimento della spesa dei consumatori. Poi ben vengano tutte le altre misure per sostenere le fasce più colpite da questa situazione”.
Il Codacons ha detto che il price cap non è una buona idea. Perché?
“Perché rischia di rivelarsi un boomerang per l’economia. Si rischia, in questo modo, di avere ripercussioni pesanti sulle tasche dei consumatori. Per essere davvero efficace, il price cap al petrolio della Russia dovrebbe essere applicato da tutti i paesi, comprese Cina e l’India, che sono i maggiori importatori di greggio russo. Se questi due paesi dovessero rifiutare il tetto ai prezzi, l’operazione della Ue sarebbe inefficace e pressoché inutile ai fini dell’interruzione dei finanziamenti a Mosca.
L’Opec potrebbe reagire negativamente ai limiti imposti ai prezzi del petrolio, riducendo l’offerta e scoraggiando l’immissione sul mercato di ulteriore produzione. Da parte sua, invece, la Russia potrebbe interrompere del tutto le forniture di petrolio verso i paesi che adotteranno il price cap, come peraltro già annunciato nei giorni scorsi dai vertici governativi russi. Uno scenario che porterebbe ad una minore di disponibilità di petrolio sul mercato e ad una conseguente impennata dei listini alla pompa di benzina e gasolio, con evidenti danni economici per famiglie e imprese”.
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