Mike Tyson, campione sul ring, torna a parlare della malattia che lo affligge da tempo: l’icona della boxe costretta ad arrendersi.
Mike Tyson all’angolo. Non si è ancora arreso il campione: impossibile farlo. La sua storia parla per lui, tra trionfi, cadute e ripartenze, un sogno epico che per molti ancora continua. Tyson – detto anche Iron Mike – sul ring ha fatto scuola per via di quella capacità che aveva di rendere ogni incontro devastante e coinvolgente allo stesso tempo: la boxe è uno sport di attesa.
Lui era in grado di abbattere qualsiasi preconcetto e diventava devastante, anche molto impulsivo, a ogni sua apparizione. Pezzi di repertorio che ancora oggi vengono mostrati. Tante luci, ma più di qualche ombra. Soprattutto nel fare i conti con l’età che avanza. Il pugile, dopo aver appeso i guantoni al chiodo, si è reinventato in altri contesti: uno di questi è il cinema tra documentari e cammei importanti.
Mike Tyson piegato dalla malattia: “Il dolore mi devasta”
“Una notte da leoni” è la saga che segna il suo ingresso, in grande stile, nella commedia demenziale. Un modo come un altro per dimenticare i dolori, quelli dati dalla malattia. Arrivata come un fulmine a ciel sereno che distrugge il fisico, ma annienta – prima ancora – la mente: tutta questione di testa. Spingersi oltre oppure no. Tyson non vuole finirla qui e lotta come un leone in gabbia in questo round senza quartiere né epilogo.
Ieri in cima al tetto del mondo, oggi in attesa di un po’ di sollievo: colpa del nervo sciatico, condizione arrivata al limite. S’infiamma e Tyson trema: “È l’unica cosa – racconta – che riesce davvero a farmi vacillare”. Dolori forti, lancinanti e cure che servono a tamponare qualcosa che alla sua età – 56 anni, con la vita che ha fatto – pare inevitabile: “Dal dolore non riesco nemmeno più a parlare”.
Senza fiato Tyson, non c’è riuscito a rimanere inerme davanti alle sue imprese, fa i conti oggi con un’immobilità forzata che non cancella la sua voglia di sorprendere. Allora pesca in sé stesso, si ritrova e spende le proprie energie per sottrarre anziché aggiungere: questo è il vero atto rivoluzionario e anche inedito per un campione che ha dato tutto, ma non è ancora finita. Fin quando non lo decide lui e questa – davvero – è una partita che non può perdere: l’incontro con i propri limiti è il più difficile da combattere.