Il discorso di Putin annunciato per ieri sera e poi annullato è arrivato alle 8 di mattina, ora italiana. Con toni durissimi e nuove accuse all’Ucraina e all’Occidente, Putin ha annunciato la parziale mobilitazione nazionale “per difendere il Paese”. Trecentomila riservisti sono pronti a combattere in Ucraina e a portare avanti la guerra. Come evolve ora il conflitto? Cosa succederà? Al quotidiano online Free.it Gianluca Pastori, docente di relazioni internazionali all’università Statale di Milano. Nonché analista dell’Ispi.
“L’operazione militare speciale in Ucraina è stata inevitabile. I territori dell’Ucraina che hanno annunciato il referendum per l’adesione alla Russia hanno il sostegno di Mosca. Nella sua aggressiva politica anti-russa, l’Occidente ha superato ogni limite. Coloro che stanno cercando di usare il ricatto nucleare contro la Russia scopriranno che le carte in tavola possono essere rivoltate contro di loro. Non sto bluffando”. Sono le parole di Putin nel suo discorso di questa mattina. Ecco costa ha voluto dire il capo del Cremlino e cosa potrebbe succede. A Free.it Gianluca Pastori, docente di relazioni internazionali all’università Statale di Milano.
Dopo il discorso di Putin, che cosa succede ora al conflitto?
“Prevedere quello che passa nella testa del Cremlino è sempre un esercizio difficilissimo. Detto questo, sembra che la guerra stia prendendo la piega di un conflitto molto lungo. La scorsa settimana si era intravista la possibilità che si potesse giungere all’ipotesi di sedersi a un tavolo delle trattative. Putin, invece, ha chiaramente deciso di rilanciare. E lo ha fatto con quella che è tradizionalmente la forza dell’esercito russo all’epoca degli zar e poi all’epoca della guerra fredda.
E con quello che continua a essere il punto forte della Russia, cioè il numero. Il fatto di poter disporre di una manodopera militare enormemente superiore a quella ucraina. E in maniera molto più semplice di altri Paese. Non essendo la politica russa soggetta a uno scrutinio dell’opinione pubblica. Le forze armate sono molto più facilmente spendibili. Questa è la strada scelta dalla Russia. Quindi, andremo incontro a un prolungarsi di questa guerra”.
Quale sarà adesso la reazione dell’Ucraina?
“Credo che all’Ucraina non resti che seguire la strada seguita fino a oggi. Finché l’Ucraina può continuare a contare sul supporto occidentale non ha nessun interesse a cambiare rispetto alla linea seguita. Quello che dovremmo chiederci è quanto l’Occidente sarà disposto a sostenere la guerra e questa forse è la questione più spinosa. In fondo, credo che questa evoluzione del conflitto stia non cogliendo tutti impreparati, questo no. Ma stia concretizzando quelli che erano i timori di Nato e Europa.
Una guerra lunga è una guerra molto costosa, in termini di risorse impiegate da Kiev, in termini di costi economici diretti e indiretti. Penso ai costi crescenti dell’energia in Europa, all’inflazione. Una guerra lunga è soprattutto una guerra che mette in tensione che mette in difficoltà la compattezza del fronte occidentale. I Paesi europei fin dall’inizio non sono stati particolarmente unito. E più si andrà avanti nel tempo, più si rischia che le divisioni aumenteranno”.
Ma il discorso di Putin non le è sembrato paranoico?
“Putin sta portando avanti il discorso propagandistico che ha iniziato già prima dell’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio scorso. Non dimentichiamo che l’invasione doveva servire a liberare le popolazioni del Donbass minacciate dall’Ucraina, doveva servire a denazificare l’Ucraina e difendersi dalla minaccia incombente della Nato. Sono discorsi che vediamo ritornare e che si sono accentuati negli ultimi tempi perché la Russia ha un problema grosso”.
Cioè?
“Mosca è sempre più isolata. Anche Paesi come la Cina che in passato che non hanno sostenuto apertamente le posizioni, ma avevano avuto un atteggiamento di neutralità benevola, si stanno dimostrando preoccupati e freddini. Una guerra lunga, certo, permette alla Russia di sfruttare quelle che sono le sue tradizionali leve di potenza. Ma destabilizza il sistema internazionale e crea degli scontenti anche tra quelli che potrebbero essere alleati di Putin”.
Secondo lei, l’oligarchia russa sta ancora appoggiando Putin?
“Bisogna dire che la strategia occidentale è stata fin dall’inizio quella di scavare un solco tra Putin e gli oligarchi. Era questo uno degli obiettivi delle sanzioni economiche: andare a toccare gli interessi degli oligarchi affinché smettere di appoggiare la linea del Cremlino. Da questo punto di vista, almeno apparentemente, i risultati non sembrano essere stati particolarmente incoraggianti. Trovo difficile che il Cremlino tenti la strada della prova di forza senza poter contare senza un certo grado di consenso interno. Non è chiaramente il consenso democratico dell’opinione pubblica. Ma è certamente il consenso di una buona parte delle elites”.
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