La campagna elettorale che si avvicina alla chiusura. Le divergenze tra coalizioni. Il Terzo Polo, ma anche il radicamento del M5S al sud. E poi l’Italia che dovrebbe imparare a pensarsi o a ripensarsi all’interno di un sistema polittico europeo. Ma gli Italiani andranno a votare? “Trend in costante diminuzione, ma alla fine gli elettori sono sempre più saggi di quanto non li facciano i sondaggisti”. L’analisi elettorale del Rettore della Lumsa Francesco Bonini, in esclusiva a Free.it.
Di sondaggi vietato parlare, ma analizzare questa campagna caratterizzata dall’afa e dalla pressione per il poco tempo a disposizione invece è possibile. I partiti hanno proposto idee nuove? l’elettore sceglierà tra voto utile e voto di protesta ? Quanto peserà nell’urna la polarizzazione dei temi? E la guerra e la crisi economica?
Abbiamo chiesto in esclusiva per Free.it a Francesco Bonini, rettore dell’Università Lumsa, politologo e docente di istituzioni e organizzazioni politiche e politiche comparate, di scattare un’istantanea di quello che è stato in queste settimane, a pochissimi giorni dal 25 settembre.
Rettore Bonini, che campagna elettorale è stata?
“E’ stata una campagna elettorale breve, ma nervosa caratterizzata da un partenza in cui già si poteva prefigurare la vittoria di una o dell’altra coalizione. La definirei una campagna a rime obbligate! Nessun partito ha fatto emergere cose nuove e le promesse mirabolanti dalle quali si era preso avvio, si sono subito stemperate. La cosa peggiore però è che nessun politico mi pare abbia idea di come risolvere la situazione complicata che attraversa il nostro Paese nel medio o lungo periodo!”
Rettore ha parlato di scenari prefigurabili sin dall’inizio , colpa della legge elettorale che tutti dicevano di voler cambiare ma che nessuno ha poi cambiato?
“Intanto il centrodestra reclamava le urne da tempo, forte di un accordo elettorale che riteneva già acquisito. Nel non aver voluto cambiare la legge elettorale c’è una forte e fosse precisa responsabilità del Pd e di FI. Sono stati fatti dunque evidenti errori di calcolo e si sintassi politica”
E poi ad un certo punto è arrivato il Terzo Polo. Calenda e Renzi puntano ad assestarsi in doppia cifra, se così fosse potrebbero “dire la loro” in Senato. E il Paese, uscito alle urne, rivivrebbe uno scenario di apparente instabilità politica. Meglio o peggio?
“In astratto sarebbe preferibile la stabilità sempre, poi però si dovrà guardare allo scenario che varrà fuori a voto acquisito. Pensando non solo al Terzo Polo ma anche al quarto, ovvero quello rappresentato dal M5S. Se non fosse maggioranza assoluta al Senato, e cio’ dipenderà soprattutto dai risultati maturati nei collegi uninominali, e se i partiti più piccoli superassero la soglia del 3%, allora mettiamola così sarebbe pareggio. Il Governo di Unità Nazionale del quale parla Carlo Calenda, con Draghi presidente del Consiglio era già finito a febbraio…E il semestre successivo è stato caratterizzato da una difficile governabilità. Quindi se davvero fosse pareggio allora bisognerebbe pensare e inventare qualcosa di diverso. Calenda e Renzi aspirano al risultato che fece Monti, che però lui non fu in grado di capitalizzare.”
Destra contro sinistra. Ancora una volta sul finale di questa campagna elettorale, oltre ai temi legati al difficile momento economico che vive l’Italia, si è provato a litigare di questo. Sarà dirimente o producente ai fini dell’esito del voto?
“In Italia abbiamo contraddizioni e fragilità da superare. Il posizionamento che i nostri partiti tengono in Europa non rispecchia quello che poi accade in Italia e viceversa. Ecco perchè faremmo bene a riferirci ad un contesto ed ad un sistema politico europeo. Le forze politiche guardano e parlano solo al proprio elettorato. Suscitare appetiti primordiali, rafforza gli estremismi piuttosto che facilitare un rigurgito centrista.“
Gli Italiani sceglieranno il voto utile o il voto di protesta?
“Ancora una volta voto di protesta, tutti noi d’altro canto abbiamo il diritto di protestare guardando il contesto in cui viviamo. E poi non esiste un voto utile nazionale. Le elezioni da sempre si decidono al nord, ma si vincono al sud.”
A proposito di sud. Il M5S secondo lei è stato sotto considerato durante questa campagna elettorale?
“I numeri non mi interessano. Al sud indubbiamente il M5S ha perso moto, ma ha ancora un forte radicamento e slogan che funzionano. E i voti che arriveranno dal Meridione potrebbero essere il fattore sorpresa di questa campagna elettorale. O magari semplicemente potrebbero confermare le sorprese del recente passato”.
E il popolo dell’astensionismo?
“Un tempo si diceva che le migliori democrazie sono quelle in cui votano in pochi. Sciocchezze per me. Gli elettori alla fine ci tengono. Certo il trend dell’astensionismo è in crescita. Ma gli Italiani sono più saggi di quanto spin doctor e sondaggisti li dipingano.”
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