Una storia incredibile si conclude dopo 33 anni dall’errore del personale sanitario che l’ha causata. Due bambine nate a pochi minuti l‘una dall’altra vengono scambiate e affidate a genitori non biologici.
Si è conclusa dopo più di tre decenni l’assurda vicenda che ha visto lo scambio di due neonate affidate appena dopo la nascita a mamme non naturali. L’errore è stato commesso nel 1989 dal personale dell’ospedale di Canosa.
Dieci anni fa l’improvvisa scoperta del caso e l’inizio dell’iter giudiziario per venirne a capo. Le due bambine, oggi donne di 33 anni, sono entrambe di Canosa, in Puglia. Quindi la sentenza del Tribunale di Trani che obbliga la Regione Puglia ad un importante risarcimento in favore delle persone coinvolte nell’incredibile scambio.
Bambine scambiate alla nascita: la dinamica dell’accaduto
Le due bimbe nacquero a 11 minuti l’una dall’altra, ma il personale sanitario non si curò di mettere loro il braccialetto identificativo. Così Lorena e Antonella, questi i loro nomi, furono scambiate. Mamma Caterina che si aspettava di abbracciare Lorena, ricevette invece Antonella. La bambina è cresciuta negli stenti e in seguito abbandonata da quella che credeva fosse sua mamma. Analoga situazione con il “padre”, dal quale è stata maltrattata finendo così in orfanotrofio e poi adottata da una famiglia di Foggia. Lorena, anche lei in rapporti difficili con i genitori, nel 2014 è stata ripudiata e non ha mai conosciuto i veri genitori.
Questi risultano introvabili, con la conseguenza di non poter procedere neppure col test del DNA. La triste vicenda è venuta fuori per via di una foto su Facebook, postata nel 2012, in cui si sono notate somiglianze tra donne di cui si ignorava la parentela. Il risultato degli esami del dna hanno però chiarito che Antonella è la figlia di Caterina, e Lorena di Loreta. Si è dunque chiesto un risarcimento alla Regione e alle Asl di Bari e Bat. L’autorità giudiziaria ha però disposto che la responsabilità spettasse solo alla Regione Puglia, essendo la materia sanitaria di competenza regionale. “E’ certamente più probabile che lo scambio si sia verificato al momento del parto all’interno della sala parto – sostiene il giudice di Trani – o ancora più verosimilmente nel nido”. Le due neonate sono venute al mondo con il parto cesareo e portate dalle infermiere nel nido dell’ospedale, posto su un piano diverso rispetto a quello di degenza. Oggi arriva la sentenza e la condanna a risarcire le ignare vittime dell’accaduto.
Il risarcimento stabilito dall’autorità giudiziaria e l’altro caso ancora in corso
La richiesta di risarcimento per la drammatica vicenda è stata dapprincipio di 9 milioni di euro. Ma alla fine i giudici hanno temperato la misura stabilendo cifre più contenute, pertanto pari a 215 mila euro per Caterina e suo marito (genitori biologici di Lorena), e 80 mila per il fratello.
Ad Antonella dovranno invece andare 500 mila euro. Con buona pace della Regione Puglia, che, dopo aver cercato di resistere facendo valere la prescrizione del fatto, dovrà adesso sborsare la cifra per il disgraziato incidente. I magistrati hanno ritenuto il risarcimento necessario “per non aver potuto vivere compiutamente la relazione parentale”. Per le altre vittime, ossia Lorena e i suoi genitori, è al momento in corso una causa del tutto simile.