Dall’inizio del 2022, secondo i dati, oltre 1.200 persone sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo. Ma è un numero inesatto, probabilmente tendente al ribasso.
Potrebbero essere molti di più, infatti, gli esseri umani spariti nel nulla tra le onde, invisibili, ignorati. Quelli che non annegano, arrivano al largo delle coste europee in condizioni disperate e qualcuno muore.
Proprio come accaduto la settimana scorsa alla bimba siriana di sei anni che è morta di sete perché nessuno ha soccorso la sua imbarcazione. E come accaduto qualche giorno fa al largo di Pozzallo. A bordo dell’imbarcazione c’erano 32 persone, ma sei sono morte per la fame e per la disidratazione. Erano due bimbi piccoli, un adolescente e due donne. Ventisei migranti si sono salvati, e alla fine sono stati portati a terra da una motovedetta della guardia costiera italiana.
A terra, a soccorrerli c’era il team di Unchr. “L’Unhcr si rammarica profondamente per la tragica morte di sei siriani, tra cui due bambini piccoli e una donna anziana, avvenuta durante un viaggio disperato in mare per cercare sicurezza in Europa. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati esprime in una nota le proprie condoglianze ai parenti delle vittime, alcune delle quali sono sopravvissute ad un viaggio drammatico di diversi giorni”.
L’imbarcazione era partita dal Libano ed era in mare da almeno una settimana. Nonostante le richieste di aiuto, nessuno è intervenuto. “Sarebbe bastato poco per non farli morire”, ha raccontato a Free.it una fonte dell’Unhr. “Serviva solo non ignorarli ma inviare qualcuno per prestare soccorsi, banalmente per portare delle bottiglie di acqua”. Quello delle omissioni di soccorso è un problema di lunga dato nel Mediterraneo centrale. Ma da quando si sono aperte le rotte dal Libano e dalla Turchia, i rischi per i migranti sono triplicati.
La traversata è molto più lunga e di conseguenze il rischio di morire di sete è molto più alto. E si aggiunge, ovviamente, al pericolo di annegare. “Questa perdita di vite umane è inaccettabile.
E il fatto che il gruppo abbia trascorso diversi giorni alla deriva prima di essere soccorso evidenziano ancora una volta l’urgente necessità di ripristinare un meccanismo di ricerca e soccorso tempestivo ed efficiente, guidato dagli stati nel Mediterraneo” ha dichiarato Chiara Cardoletti dell’Unhcr in Italia, Santa Sede e San Marino.
“Il soccorso in mare è un imperativo umanitario saldamente radicato nel diritto internazionale. Allo stesso tempo, è necessario fare di più per ampliare i canali sicuri e regolari e crearne di nuovi per fare in modo che le persone in fuga da guerre e persecuzioni possano trovare sicurezza senza mettere ulteriormente a rischio le loro vite“.
“Succederà ancora, purtroppo” – ha affermato uno dei volontari della Ong Alarm Phone. “Le partenze non si arresteranno e temo che le richieste di aiuto saranno sempre più ignorate”. Ma quello che si consuma nel mar Mediterraneo non è un dramma, è un crimine. Lo affermano tutte le agenzie umanitarie. E capiterà ancora. Quanto altri bimbi moriranno di sete?
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