La donna segregata in casa per oltre 20 anni ha parlato dopo essere stata liberata. Visivamente sconvolta ha raccontato i soprusi subiti dai familiari in quegli anni
Ha detto tutto dopo 22 anni segregata in casa e costretta a subire violenze fisiche e verbali. Così la donna di 67 anni vittima della sua stessa famiglia ha raccontato quei terribili anni costretta a vivere in condizioni disumane.
“Siete venuti a liberarmi? Potevo lavarmi una volta al mese. Mi davano schiaffi e mi insultavano se parlavo”. L’agghiacciante racconto della 67enne di Campobasso è ora agli atti, raccolto nelle carte della Procura. Dettagli scioccanti di un ventennio degno di un film dell’orrore.
Il sindaco di Casalciprano, dopo il fatto ha detto: “Chi avrebbe dovuto segnalare la sparizione della donna? Forse il medico di base”. Per quanto riguarda, invece, il fratello e la cognata della vittima, dice: “Due persone cordiali. Se mi avessero raccontato ciò che poi ho appreso non lo avrei mai immaginato”.
Una vera e propria prigione in casa. Così una donna di 67 anni è stata costretta a vivere per oltre 20 anni. Rinchiusa in un tugurio in condizioni igienico sanitarie completamente assenti. I suoi due carnefici sono il fratello della vittima e la moglie di lui. La scoperta della donna è avvenuta venerdì scorso dopo il blitz dei Carabinieri della compagnia di Bojano – Campobasso.
Ridotta in schiavitù era segregata in un casolare nel borgo medievale di Casalciprano. Dopo la liberazione ha confessato le condizioni in cui ha vissuto per tutto quel tempo. “Mangiavo ciò che mi davano, richieste fatte a voce dalla finestra. Non c’era il riscaldamento e d’inverno usavo vecchi vestiti pesanti. Io in questo posto non voglio più starci”.
Le forze dell’ordine, all’apertura della porta di quella prigione casalinga hanno rinvenuto una donna terrorizzata, dal corpo esile e dallo sguardo stranito. Se inizialmente la vittima non voleva parlare, successivamente si è affidata alle parole rassicuranti degli uomini dell’arma: “Signora, non abbia paura, siamo qui per lei”. Rimasta vedova dal 1995, la povera donna viveva con il fratello e la cognata che improvvisamente avevano deciso di toglierle la libertà, trasformandola in una reclusa.
Assistita da una psicologa nominata dalla procura, la donna è apparsa lucida in audizione protetta. Ha raccontato tutti i dettagli agghiaccianti, partendo dall’inizio: “Non mi facevano fare nemmeno il bagno. Potevo lavarmi una volta al mese nella vasca del bucato. Ero ridotta al silenzio, se parlavo senza il loro consenso erano schiaffi e insulti”.
Nella cella dove era detenuta da oltre 20 anni mancava il riscaldamento e, spiega la donna: “d’inverno, per riparami dal freddo, usavo delle coperte…Poi indossavo gli abiti che avevo con me quando mi trasferii. La televisione? No, non c’era”. Il capitano Edgard Pica, che dopo aver ricevuto una lettera anonima sulla donna, ha aperto l’inchiesta, ha riferito di essere rimasto stupito dalla capacità di resilienza della donna messa a dura prova per tutti questi anni. Il desiderio di vivere e di uscire da quell’incubo non l’hanno mai abbandonata. Inoltre, nelle sue possibilità ha chiesto anche aiuto. Lo ha fatto forse contattando, non si sa come, qualche conoscente. Magari, proprio colui o colei che poi ha inviato la segnalazione anonima al capitano Pica.
Nel frattempo, come riporta il Corriere della Sera, il primo cittadino di Casalciprano, ora si dice “rasserenato per il fatto che questa vicenda è emersa e che a questa donna è stata ridata la libertà”. Il sindaco racconta di non ricordare quella donna: “Sono sindaco da 12 anni ma ricordo di averla vista solo qualche volta, da giovane. Poi non ho più saputo nulla di lei. Chi avrebbe dovuto segnalare eventuali problemi? Forse il medico di base”. Per il momento, la donna è salva e presto avrà la sua giustizia.
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