Agenzia delle Entrate, la Legge Fornero permette di andare in pensione 7 anni prima attraverso un escamotage: cosa bisogna sapere.
Agenzia delle Entrate, la Legge Fornero detta l’agenda del prossimo futuro: il lavoro resta un argomento spinoso. In particolar modo per quanto riguarda le pensioni. Il dibattito sugli scaloni e le fasce disponibili per congedarsi – in base alle categorie di lavoro e gli anni di servizio – è ancora aperto ed esiste – ad oggi – un escamotage per aggirare il “problema”. È possibile, infatti, congedarsi dal lavoro in maniera anticipata: ben 7 anni prima rispetto ai tempi consueti.
Lo consente proprio il provvedimento. All’interno della Legge Fornero esiste una particolarità che permette, solo a chi risponde a determinati requisiti, il pensionamento anticipato di quasi 10 anni. Una bella opportunità, conoscendo l’iter e il comportamento da tenere. La procedura è semplice e, in qualche maniera, immediata. Occorre prestare attenzione ad alcuni passaggi importanti che saranno snodo chiave nel momento in cui servirà presentare determinate carte e documentazioni.
Agenzia delle Entrate, pensione anticipata con la Legge Fornero: come fare
La misura, nello specifico, prende il nome di Isopensione ed è possibile ancora fino al 2023. Ragion per cui si prevede un boom di richieste nel Gennaio prossimo: iter che consente di garantire l’uscita dal lavoro 7 anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria (quindi intorno ai 67 anni), ma anche per quella contributiva che annovera 42,10 anni di servizio. Lo “sconto” rispetto al lavoro è possibile solo entro certi requisiti: è rivolto alle aziende che hanno più di 15 dipendenti e stanno facendo una manovra di risanamento.
Significa che, in caso di necessità, per evitare tagli drastici al personale si agevolano quei lavoratori che sarebbero prossimi all’età pensionabile. Si garantisce loro un “assegno di esodo” e vengono accompagnati alla pensione con un contributo specifico, perdendo però qualcosa sul conguaglio effettivo di indennità ricevibile. La situazione resta da valutare: procedura attiva attraverso una domanda specifica del datore di lavoro all’Agenzia delle Entrate che sarà – eventualmente – chiamata ad approvare le richieste. Provvedimento in essere dal 2011, ma il 2023 è l’ultimo slot disponibile.