Mancano 18 giorni alle elezioni e i partiti cercano di contendersi l’attenzione degli elettori. I temi della campagna elettorale sono quelli legati strettamente all’attualità: bollette, gas, inflazione. E saranno anche i primi problemi che il vincitore, chiunque sarà, dovrà affrontate immediatamente. Come si muoverà il prossimo governo? Quali sono gli attriti tra chi è in pol position per la vittoria? A Free.it il politologo e ricercatore Marco Marsili.
Secondo gli ultimi sondaggi, le coalizioni perdono punti rispetti al M5S e al terzo polo. Ma, secondo gli esperti, il primo partito sarà quasi certamente Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni si prepara a governare facendo scuola da Mario Draghi. In questi giorni, infatti, ha incontrato spesso il premier uscente per capire come gestire la macchina di governo. Dal giorno dopo, infatti, la coalizione vincente dovrà mettersi a lavorare per tamponare la situazione economica. Si prevede un autunno-inverno decisamente tosto. Al quotidiano online Free.it il politologo e ricercatore Marco Marsili.
Quali sono i primi temi che il nuovo governo si troverà subito ad affrontare?
“Sicuramente, il primo problema di cui il governo dovrà occuparsi è quello che riguarda un po’ tutti i Paesi dell’eurozona. E cioè l’inflazione. L’inflazione al 10% erode salari, potere d’acquisto delle famiglie. Le uniche tutelate, in questo momento, sono le pensioni che sono indicizzate anche se in ritardo mentre i lavoratori vengono abbandonati a sé stessi. Soprattutto i professionisti, le partite iva. Perdere il 10% del potere d’acquisto vuol dire che chi guadagna 1000 euro si trova 100 euro in meno in tasca. Questo è il problema principale.
Poi c’è il discorso geopolitico che riguarda le prese di posizione del governo nei confronti di Nato e degli impegni europei. E’ una posizione un po’ delicata. I vari partiti sono, secondo me, schiacciati troppo su posizioni filo-atlantiste che non portano a risultati ottimali. Bisognerebbe lavorare per ricomporre un po’ il quadro internazionale.
E poi c’è l’annosa questione delle riforme costituzionali, rimandate da 30 anni. Mi riferisco alla famosa Bicamerale che è da Dalema che ne se parla. Questo sistema attuale è un problema, lo abbiamo visto anche adesso con la costruzione delle liste. In maniera innaturale, con un partito come il Pd che ha sostenuto Draghi e si è dovuto portare in casa con un accordo con sinistra radicale e Verdi. Sono costretti a riproporre coalizione fallimentari previste da questa legge elettorale. E’ un disagio che riguarda proprio l’assetto istituzionale”.
Giorgia Meloni in questi giorni sta parlando molto con Mario Draghi. E’ per prepararsi a governare?
“Io penso che si tratti di una dialettica normale. C’è un governo in carica solo per svolgere gli affari correnti per cui è giusto che in una fase in cui da qui a poche settimane si avrà un nuovo governo, di cui Meloni sarà a capo, ed è chiaro che si dialoghi in modo da non avere strappi. Non si può fare una politica che poi tra venti giorni viene totalmente contraddetta.
Soprattutto sulle questioni internazionali e non che vanno al di là delle appartenenze politiche. E che riguardano, invece, la macchina di governo, per cui ci vuole continuità. E’ bene che ci sia un dialogo in modo che anche Draghi sia in sintonia con la nuova politica della Meloni. Che non è detto che sarà il primo ministro ma sicuramente sarà il capo della coalizione”.
Sembra che tra Salvini e la Meloni ci siano forti contrasti e sicuramente incongruenze anche nel progetto politico. Questo, secondo lei, porterà a difficoltà di governo?
“Salvini e Meloni pescano nello stesso bacino elettorale, che non è lo stesso di Berlusconi. Che bene o male si attesta al 10% ed è un elettorato moderato, che non voterebbe né la sinistra né la destra estremista. Lega e Fratelli d’Italia, invece, sono due partiti per certi versi simili. Uno è prettamente neofascista e uno si è fascistizzato con Salvini che ha cercato di inglobare elementi radicali. Nel momento in cui la Meloni è cresciuta, è chiaro che c’è stato un enorme travaso di voti dalla Lega a Fdi. La Lega si è sgonfiata in proporzione a quanto è cresciuto il partito della Meloni che ha, praticamente, cannibalizzato Salvini.
Le posizioni sono molto simile: Dio, patria, famiglia. Sicurezza, ordine, no agli immigrati, tolleranza zero… si muovono su binari paralleli. E’ come uno stormo di uccelli, si spostano in parallelo. Chiaramente questo creerà un contrasto nel governo, a cominciare da quando si dovranno dividere quei dicasteri cui ambiscono sia Lega sia Fratelli d’Italia. Come il Viminale, per esempio, che assicurano politiche in linea con i loro ideali. Quindi, non escludo che possano esserci baruffe tra loro anche le prime settimane”.
La Meloni secondo lei potrebbe ad un certo punto, soprattutto se la frattura con la Lega si allarga, fare fronte comune con Calenda? O forse non è avrà bisogno…
“Questo è tutto da vedere. Qui si da per scontato che ci sarà un risultato molto netto, ma in realtà potrebbe non andare così. Nella storia dei nostri sistemi elettorali, da dopo il ’92, comporre il quadro di governo è molto difficile. Lo abbiamo visto negli ultimi anni. Con presidenti del consiglio tecnici, governi che non arrivano alla fine, maggioranze innaturali.
Abbiamo avuto Forza Italia e Lega alleata prima con il M5s e poi con Pd. Era gente che in campagna elettorale diceva “Mai con quello, mai con quell’altro” e poi alla fine si sono trovati a governare insieme. Ma questo è risultato della legge elettorale. Si vince, ma poi governare è un’altra cosa. Quindi direi che niente è dato per scontato. Anche se…fatico a immaginare il Pd, che già a Bologna ha fatto fatica a mandar giù Casini, con Giorgia Meloni. Vedremo”.
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