Un 17enne è accusato di violenza sessuale, il racconto della vittima: “Io incinta due volte. Calci, pugni e bruciature di sigarette per non farmi abortire ancora”.
Lo scorso 30 luglio ha trovato il coraggio di denunciare tutto ai Carabinieri. In grembo porta un bambino concepito durante una violenza sessuale avvenuta sotto un ponte del Tevere.
Non era la prima volta che il fidanzato la costringeva a subire rapporti non consenzienti, e non era la prima volta che gli abusi venivano filmati con lo smartphone di lui. Il 17enne è stato arrestato nei giorni scorsi a Roma per violenza sessuale, lesioni e stalking. Il giovane è accusato di aver picchiato la fidanzata riprendendola col cellulare, perseguitandola in seguito per non farla abortire dopo una prima gravidanza interrotta.
“Mi ha picchiata, ha provato a strozzarmi mettendomi le mani al collo, mi ha dato dei morsi in faccia”, ha raccontato la ragazzina ai Carabinieri. All’inizio un rapporto apparentemente normale, poi le prime violenze: “Mi ha rubato dentro casa, era geloso e mi obbligava a non andare a scuola se no mi menava per gelosia”. Una vicenda che si sviluppa in una condizione di estremo degrado sociale con i rapporti sessuali che venivano consumati in luoghi pubblici e con modalità violente: “Mi ha picchiato spesso, mi ha rotto un labbro con un pugno. Mi costringeva ad avere rapporti sui prati e una volta sotto un ponte del Tevere”, ha ammesso la 14enne.
Un dramma che si genera in un contesto di disagio sociale e genitoriale: in una circostanza i genitori della ragazza hanno addirittura picchiato la mamma del fidanzato. Episodio per cui c’è un procedimento separato in corso.
Il quadro è esasperato da una dipendenza maniacale, di entrambi i ragazzi, dall’uso dei Social Network. Una vera e propria ossessione, ogni passaggio del rapporto, ogni esperienza doveva essere documentata in rete, comprese litigate e riappacificazioni. Ed è proprio attorno alle chat che ruota la difesa del 17enne, ragazzo di origine romena che si mantiene con lavori saltuari: “Lei aveva la password del mio profilo Instagram e la usava per insultare mia mamma dicendo che ero stato io. Anche i suoi genitori insultavano me perché sono romeno, dicendomi ‘non ti lavi’ e ‘romeno di m****’. Non l’ho mai picchiata e una volta che la trovai graffiata mi disse che era stata sua madre”, la versione del giovane.
Secondo il difensore legale del ragazzo, l’avvocato Guido Pascucci, il suo assistito avrebbe conservato gli screenshot delle intere conversazioni dalle quali risulterebbe evidente che era lei stessa a inviarsi parte di quelle frasi ingiuriose e minacciose. Per accertare i fatti entrambi i ragazzi sono stati privati dei rispettivi smartphone da parte del Pm Carlo Morra. Oggi il 17enne si trova in comunità e ha già avuto una prima relazione favorevole per poter essere trasferito agli arresti domiciliari.
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