Maltrattavano la sorella da anni e nessuno faceva nulla per difenderla, così ha pensato lei a fare giustizia uccidendo i familiari con un colpo di pistola. La strage preannunciata su Facebook in un post di accuse rivolte alla famiglia e poi il tragico epilogo in un parcheggio
La storia drammatica di una giovane 31enne di origini afgane ha scioccato il mondo. Dopo aver scoperto che la sorella veniva maltrattata sia a livello psicologico che fisico dalla sua stessa famiglia, ha fatto giustizia a modo suo uccidendo gli aggressori con una pistola.
Prima della strage aveva affidato a Facebook le sue ultime parole denunciando quegli abusi sulla sorella da parte del padre e di altri due componenti della famiglia.
“Nessuno fa niente” ha scritto Khosay Sharifi – l’omicida – prima di agire e farla finita. L’epilogo devastante di una donna che per difendere la sorella commette un crimine così violento togliendosi, poi, anche la sua vita è surreale e non giustificato. Ma in tutto questo, chi doveva intervenire non l’ha fatto e quattro persone sono morte. Un’intera famiglia è distrutta. La vittima maltrattata rimasta sola.
La terribile vicenda arriva da Lynn, Massachusetts (Stati Uniti), dove una giovane donna di 31 anni Kosay Sharifi, originaria di Kabul (Afghanistan) ha ucciso tre membri della sua famiglia prima di suicidarsi con la stessa arma.
La 31enne aveva “denunciato” in un post di accuse su Facebook i maltrattamenti che la sorella stava subendo da anni da parte di alcuni componenti della famiglia ma nessuno ha fatto nulla per lei e la sorella. Così, l’omicida-suicida ha ucciso suo padre, il cognato e il padre del cognato. Secondo quanto riportano i media americani, il 23 agosto scorso la donna aveva scritto sul social di come sua sorella sia stata vittima di quegli uomini che l’hanno presa a calci e a pugni in faccia. Ma non solo abusi fisici, anche offese pesanti da parte del marito con cui era sposata da 14 anni.
Nel post di accuse Kosay ha raccontato che tutti in famiglia sapevano di questi abusi, ma nessuno l’avrebbe difesa e tanto più aiutata. Su Facebook scriveva: “I miei genitori sapevano, ma non hanno fatto molto, si preoccupavano di cosa potevano dire le persone se si fosse separata. Gli abusi possono colpire qualcuno non solo fisicamente ma anche mentalmente”. E dopo quell’ultimo sfogo social Khosay Sharifi ha ucciso i familiari. Il primo a morire è stato il padre, Mohamad Sharifi, (66 anni), poi è toccato al cognato Sanjar Halin, (34 anni). Infine il padre del cognato, Abdul Halin, (56 anni). Tutti e tre deceduti per colpa di un’arma da fuoco. Dopo la strage la giovane donna si è messa in auto guidando sino a raggiungere un negozio di alimentari non lontano da casa. Lì ha parcheggiato, è scesa dall’automobile e ha rivolto la pistola contro se stessa suicidandosi.
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