Stupro Piacenza, la verità sull’aggressore che infiamma la polemica

Continua la polemica relativa al video dello stupro di Piacenza pubblicato su alcuni social media. Ad alimentarla adesso è la presenza di Sekou Souware, il 27enne guineano arrestato, sul territorio italiano.

Intanto le piattaforme online hanno rimosso il video incriminato, diventato un caso della campagna elettorale dopo la condivisione di alcuni politici.

Stupro Piacenza, la verità sull’aggressore che infiamma la polemica

La Procura piacentina continua a indagare sulla diffusione del filmato ipotizzando il reato di divulgazione delle generalità o dell’immagine di una persona offesa da atti di violenza sessuale: accertamenti sono delegati alla Polizia postale e sequestri sono stati notificati ad alcuni media. Proprio la vittima, una donna ucraina di 55 anni, è stata sentita per ricostruire termini e circostanze dell’aggressione.

Tra le altre cose, ha riferito di un sentimento di disperazione e forte rammarico per essere stata riconosciuta da qualcuno che ha visto il video circolato sul web. Immagini girate da un residente, lo stesso che ha dato l’allarme.

Stupro Piacenza, l’aggressore era arrivato nel 2014 in Sicilia da clandestino e aveva fatto richiesta di protezione internazionale

La polemica politica intanto non si arresta e si sta amplificando dopo che sono state accertate le generalità dell’aggressore e il suo recente passato. A far innescare una nuova scintilla è stata la sua richiesta di protezione internazionale effettuata subito dopo il suo arrivo in Italia da clandestino.

Stupro Piacenza, l’aggressore aveva chiesto asilo in Italia dopo essere sbarcato in Sicilia

Sekou Souware, questo il nome dell’aggressore, in passato aveva richiesto la protezione internazionale. Nel giugno scorso la Commissione asilo di Trieste aveva deciso – a quanto si apprende – di non riconoscerla. Il provvedimento è stato notificato ieri all’uomo nel carcere del capoluogo emiliano. Souware era sbarcato in Sicilia nel gennaio del 2014. Trasferito a Trieste aveva formalizzato lì la richiesta di protezione internazionale. Il 25 aprile di quell’anno la Commissione per la protezione internazionale di Trieste aveva concesso allo straniero un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il 28 luglio aveva presentato la stessa richiesta all’ufficio immigrazione della questura di Reggio Emilia e l’aveva rinnovata nel 2015 e nel 2017.

Il 7 maggio del 2019 aveva richiesto nuovamente il documento ma non l’aveva ritirato. Si arriva così al 12 aprile di quest’anno, quando il guineiano reitera l’istanza di protezione internazionale e contestualmente la questura di Reggio Emilia gli rilascia un permesso di soggiorno umanitario come richiedente asilo con scadenza il prossimo 20 ottobre.

Nel frattempo però, il 20 giugno giunge la decisione della Commissione di Trieste di non riconoscergli la protezione internazionale.

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