15enne in bici travolto e ucciso da un’auto: militare Usa ai domiciliari per omicidio stradale. Nella zona della tragedia luci spente per la politica di risparmio energetico decisa dal Comune.
La scorsa notte un ragazzino di 15 anni è morto dopo essere stato travolto da un’automobile guidata da una militare statunitense della base Usaf di Aviano. La tragedia si è consumata a Porcia, in provincia di Pordenone intorno alle 2.30, mentre il giovane stava rientrando a casa dopo una serata trascorsa con gli amici.
La vittima, Giovanni Zanier, era al lato della strada e stava procedendo a piedi, con la propria bicicletta a mano, sulla pista ciclabile, quando all’altezza della rotatoria tra via Lazio e via Roveredo, a San’Antonio di Porcia è stato centrato dalla vettura. Secondo quanto riferito dall’Ansa la zona era stata lasciata al buio di notte a causa delle politiche di risparmio energetico decise dal Comune.
La 20enne soldatessa statunitense ha perso il controllo della veicolo dopo essere uscita da una rotatoria. L’auto ha perso aderenza con l’asfalto e ha sbandato, colpendo da dietro il quindicenne e sbalzandolo in avanti a una decina di metri di distanza.
15enne in bici ucciso a Pordenone, arrestata militare Usa: effettuati gli esami tossicologici
La giovane statunitense è rimasta lievemente ferita. Sotto shock, è stata portata a sua volta in ospedale in codice verde. E’ stata arrestata dai Carabinieri in flagranza per omicidio stradale, sulla base della gravità delle conseguenze dell’incidente.
Una volta arrivata in ospedale, è stata sottoposta agli esami tossicologici, di cui si attendono ancora gli esiti. Intanto, molto probabilmente, poiché incensurata, verrà sottoposta agli arresti domiciliari nella sua residenza all’interno della base militare.
Una volta concluse le indagini preliminari, c’è il rischio che il procedimento venga spostato negli Stati Uniti. Infatti come ricorda il Procuratore di Pordenone Raffaele Tito, secondo quanto stabilito dai trattati internazionali sulla giurisdizione dei militari Nato in Europa, al momento dell’esercizio dell’azione penale, il Ministro della Giustizia italiano può, a discrezione o su richiesta della base americana, attivare il difetto di giurisdizione e consentire così all’indagato americano di essere processato nel proprio Paese.